Page 2982 - Shakespeare - Vol. 3
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TIMONE
Non dubitate, miei buoni amici: gli stessi dei hanno previsto che io debba
avere molto aiuto da voi: perché sareste miei amici, altrimenti? Perché, tra
mille, avreste quell’amoroso titolo, se non apparteneste primariamente al mio
cuore? Io ho detto a me stesso di voi più di quanto voi possiate con modestia
dire in vostro favore, e vi confermo amici. O voi dei, che bisogno avremmo di
amici, io penso, se non dovessimo averne bisogno? Sarebbero le creature più
inutili, se non dovessero mai servirci, e somiglierebbero a dolci strumenti
appesi nella custodia, che tengono per sé i loro suoni. Ho perfino desiderato
di essere più povero per poter essere più vicino a voi. Noi siamo nati per fare
il bene, e che cosa potremmo definire nostro meglio o più propriamente della
ricchezza dei nostri amici? Avere tante persone che, come fratelli, dispongono
l’una delle fortune dell’altra è un conforto prezioso! O gioia che sembra finita
prima ancora d’essere nata! I miei occhi non riescono a trattenere le lacrime.
Per dimenticare la loro colpa, bevo a voi!
APEMANTO
Tu piangi, Timone, per farli bere.
SECONDO NOBILE
I nostri occhi hanno concepito la stessa gioia
che nello stesso istante è balzata su come un bimbo.
APEMANTO
Ah, ah! Rido pensando che quel bimbo è un bastardo.
TERZO NOBILE
Vi assicuro, signore, mi avete molto commosso.
APEMANTO
Molto.
[Squillo di tromba]
TIMONE
Che significa questa tromba? Che succede?
Entra un Servo.