Page 2979 - Shakespeare - Vol. 3
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esiste vera amicizia, non ce n’è bisogno.
               Vi prego, sedete: siete più benvenuti
               alle mie fortune, di come le mie fortune
               non lo siano a me.



              PRIMO NOBILE
               Signore, l’abbiamo sempre confessato.




              APEMANTO
               Confessato, eh? attenti alla forca!           7



              TIMONE
               Benvenuto, Apemanto.



              APEMANTO
               No, niente benvenuto.
               Sono qui per farmi buttare fuori.



              TIMONE
               Via, sei un villano! Hai un temperamento

               che non si addice a un uomo. È una vergogna.
               Dicono, miei signori, che Ira furor brevis est,
               ma quest’uomo è sempre adirato. Su,
               dategli un tavolo per conto suo,
               visto che non vuole compagnia.

               Del resto, non è adatto ad averla.



              APEMANTO
               Tienimi qui a tuo rischio, Timone:
               io vengo ad osservare, ti avverto.



              TIMONE
                                    8
          Di’ quello che vuoi:  sei un Ateniese, e perciò benvenuto. Io non riesco a farti
          tacere; spero che ci riesca il mio cibo.


              APEMANTO

          Io  lo  disprezzo,  il  tuo  cibo:  mi  resterebbe  sullo  stomaco  perché  io  non  ti
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