Page 2574 - Shakespeare - Vol. 3
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78 III, vii, 5 Verso molto dibattuto (ed emendato) potendosi riferire denounc’d  a wars  (storicamente,
                 la guerra era stata dichiarata a Cleopatra e non ad Antonio). Ma sembra preferibile l’interpretazione
                 più semplice.
              79 III, vii, 50 Inizia l’esibizione del lato istrionico, esaltato ed avulso dalla realtà di Antonio, che insiste
                 per combattere per mare, e brucia il sovrappiù di navi.
              80 III, vii, 60 Thetis è la ninfa marina, madre di Achille, spesso confusa (come forse qui) con Thetys,
                 moglie di Oceano, madre del Nilo e dei fiumi.
              81 III, vii, 75-76 Spiegazione avanzata da Shakespeare, non nella fonte.

              82 III, x, 10 sgg. Terribile l’indictment di Cleopatra in queste furiose parole di Scaro. Per i vv. 33-35, la
                 fonte  dice  soltanto  che  Canidio  abbandonò  l’esercito  di  Antonio,  e  non  fa  menzione  del  suo
                 passaggio dalla parte di Cesare. La specificazione numerica «sei re» è pure di Shakespeare.
              83 III,  xi,  36-38  Non  va  inteso  alla  lettera:  né  storicamente,  né  nella  fonte,  né  nel Julius  Caesar
                 shakespeariano i fatti si svolgono così.
              84 III, xi, 50 sgg. Bellissima la transizione dalla furia e dall’indignazione iniziale di Antonio a questa sua
                 accesa  recriminazione  nei  riguardi  di  Cleopatra  (con  l’immagine  del  rovesciamento  della  propria
                 posizione nei riguardi di Antonio), che sfuma poi nel finale «Fall not a tear, I say, one of them rates
                 / All that is won and lost», in cui rispunta la «grandezza» dell’infatuazione amorosa di Antonio, ma
                 anche della sua dedizione e del suo animo.

              85 III,  xiii,  55  L’assicurazione  sulla  «magnanimità»  di  Cesare,  che  come  sappiamo  mira  a  separare
                 Cleopatra da Antonio, è quanto mai vaga e ambigua.

              86 III, xiii, 60-61 La risposta di Cleopatra è pervasa di ironia, ma con una nota di ambiguità che lascia
                 aperto ogni possibile sviluppo.

              87 III,  xiii,  85  sgg.  Come  l’istrionismo  iniziale  di  Antonio  e  la  sua  mancanza  di  realismo  spingevano
                 Enobarbo alla defezione, così ora la furia che egli sfoga sul messo è segno di una perdita di presa
                 sulla  realtà,  a  cui  fa  da  contrappunto,  ai  vv.  158  sgg.,  il  desiderio  di  dissoluzione  espresso  da
                 Cleopatra.  Anche  qui,  Antonio  supera  il  momento  di  crisi  con  un’enunciazione  di  forza  più
                 astrattamente ipotizzata che non sentita, ed è perciò «teatrale» (come osserva Enobarbo ai vv.
                 195-197);  la  riconciliazione  con  Cleopatra,  come  in  precedenza,  riapre  lo  spiraglio  sulla  sua
                 dimensione appassionata e gloriosa.
              88 III,  xiii,  107  Storicamente,  e  nella  fonte,  Antonio  aveva  avuto  dei  figli  da  Ottavia:  Shakespeare
                 sembra  sopprimere  il  fatto  per  accentuare  la  «freddezza»  e  la  mera  «convenienza»  del  loro
                 matrimonio.

              89 III, xiii, 127 Il colle biblico, descritto nei Salmi (XXII, 12 e LXVIII, 15). Antonio vuol semplicemente
                 dire di essere il massimo cornuto, circondato dagli altri amanti di Cleopatra (the horned herd), di cui
                 egli però soverchia il muggito.

              90 III, xiii, 146 Le sfere cristalline (o «cieli») del sistema tolemaico, familiari a noi lettori di Dante.
              91 III, xiii, 149 Secondo la fonte, Ipparco aveva disertato Antonio per passare dalla parte di Cesare: la
                 rappresaglia di questi coinvolgerebbe un traditore, non un innocente.
              92 III, xiii, 153 Cleopatra è our terrene moon anche per la sua equiparazione alla dea Iside (cfr.  I, ii,
                 61 e III, vi, 17).
              93 III, xiii, 157 Si tratta delle stringhe dei vestiti (a quell’epoca non esistevano i bottoni).
              94 III,  xiii,  160  sgg.  Si  afferma  qui  il  motivo  della  dissoluzione  e  del  liquefarsi,  accennato  dalle
                 precedenti allusioni alla dissoluzione di Roma (I, i, 33) e dell’Egitto (II, v, 78 e 94) ed ora sempre più
                 riferito ai protagonisti. Cfr. anche IV, xii, 20-23.
              95 IV,  iii,  15  Secondo  la  fonte,  era  Bacco,  e  non  Ercole,  ad  abbandonare  Antonio:  la  musica  è
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