Page 2571 - Shakespeare - Vol. 3
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Plutarco, fonte di Shakespeare: ne parla invece Chaucer nella Legend of Good Women.

              21 I, iv, 12 Analogamente vien detto di Cleopatra, che trasforma in virtù i difetti: cfr. III, ii, 229-32.
              22 I, iv, 27 La «secchezza delle ossa» veniva ritenuto un sintomo di sifilide.

              23 I,  iv,  45  Secondo  alcuni  commentatori, flag  indicherebbe  qui  non  il  giunco  o  la  canna,  bensì  una
                 specie comune di giaggiolo. Non cambia di molto il senso della similitudine.

              24 I, iv, 55 sgg. Viene ora rievocato l’Antonio marziale e «romano», rispetto a quello dissoluto a cui si è
                 (temporaneamente?) ridotto.

              25 I, v Ora, nella lontananza, Cleopatra rievoca l’amato lontano in un day-dreaming che tende a porsi
                 fuori del tempo: così alla fine della scena la rievocazione degli «anni verdi».

              26 I, v, 28 Cleopatra si sente non solo amata da Febo (e dalla morte), ma amata tangibilmente  da
                 entrambi: tipico accostamento di materiale e sublime. Cfr. II, ii, 294.

              27 I, v, 31 Ci si riferisce a Gneo Pompeo, figlio di Pompeo Magno.
              28 I, v, 33-34 Altro tipico «concetto» manieristico a cui Shakespeare indulge (qui e altrove).
              29 I,  v,  36-37  È  alla  pietra  filosofale  degli  alchimisti,  che  mutava  in  oro  i  metalli,  che  viene  qui
                 equiparato Antonio (non tanto all’elisir di lunga vita).
              30 I, v, 48 L’epiteto arm-gaunt ha avuto infinite interpretazioni (ed emendamenti). Qui si accetta quella
                 che lo fa derivare dall’anglo-sassone gaunt = whole, healthful, cfr. ted. ganz.
              31 I, v, 73-74 Bellissima immagine, nell’originale: my salad days, «i miei giorni di lattuga», sostenuta dal
                 green  del  v.  seg.,  mentre  la  frase  stessa  è  ellittica  ed  immediata:  più  che  l’enunciazione  di  un
                 pensiero, è un improvviso aprirsi del ricordo verso gli anni della giovinezza.
              32 II,  ii  Il summit  fra  i  triumviri  è  preparato  e  modulato  da  Shakespeare  come  un  confronto  di
                 mentalità e posizioni portato al limite di rottura, di fronte al quale esitano entrambi gli antagonisti, e
                 risolto col «mercato» di Ottavia, suggerito dalla policy di Agrippa. Un modo, questo, per legare (vv.
                 125 sgg.) ciò che per sua natura invece o’erflows, trabocca, sfugge al contenimento e alla chiusura.

              33 II, ii, 7-8 Enobarbo vorrebbe tenersi la barba per offrire a Cesare il destro di tirargliela − e cioè di
                 provocarlo e sfidarlo, venendo questo ritenuto il peggiore affronto.

              34 II, ii, 44 Passo ampiamente dibattuto (ed emendato), benché il senso generale sia chiaro: Antonio è
                 l’istigatore, o il beneficiario, delle guerre in questione.

              35 II, ii, 52-55 La metafora perseguìta in questo passo è quella di un litigio che si vuole «imbastire»
                 pezzo  per  pezzo.  Dibattuto  è  invece  il  v.  53:  «anche  se  hai  panno  intero  per  farlo»  (il  che
                 equivarrebbe  ad  una  parziale  ammissione  di  colpa),  ovvero:  «siccome  ti  occorre(rebbe)  panno
                 intero per farlo». Svariati anche i tentativi di emendarlo.
              36 II, ii, 76-77 Non era più lucido, padrone di sé: bellissima ammissione di umana debolezza.
              37 II, ii, 110 Enobarbo sarà cioè «muto come un sasso», pur continuando a pensare per conto suo.
                 Cfr. Dorine nel Tartufe di Molière: «Mais, ne disant mot, je ne pense pas moins» (v. 555).
              38 II,  ii,  118  Così  nella  fonte,  dove  Ottavia  è  detta  figlia  di  Ancharia:  in  realtà  era  figlia  della  stessa
                 madre di Cesare Ottaviano, Azia.
              39 II, ii, 190-226 Questo celebre brano non è che una squisita versificazione di un passo di Plutarco
                 nella versione inglese di Sir Thomas North, seguito quasi parola per parola, ma al quale Shakespeare
                 ha  saputo  aggiungere  movimento  drammatico  e  grande  significato  tematico:  a  questo  punto  del
                 dramma,  appena  concluso  il  «mercato»  di  Ottavia,  serve  a  rievocare  poeticamente,  nel  suo
                 momento di massimo fascino, la figura di Cleopatra, assente dalla scena ma presente nella mente
                 dei  personaggi.  E  basta  questa  rievocazione,  messa  in  bocca  al  rude  soldato  Enobarbo,  a  far
                 presagire gli sviluppi futuri.
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