Page 2292 - Shakespeare - Vol. 3
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(Atene. Stanza in casa di Antonio.)


                                              Entrano Antonio e Ottavia.



              ANTONIO
               Ma no, ma no, Ottavia, non solo quello...
               quello sarebbe scusabile, quello
               e mille altre cose di simile portata...

               ma ha mosso nuovamente guerra a Pompeo;
               ha fatto testamento, e l’ha letto
               in pubblico: ha sì e no parlato di me;
               e quando per forza non ha potuto

               non tributarmi onore, lo ha fatto
               in modo freddo e fiacco, lesinando al massimo.
               Quando gliene fu dato l’estro, l’ignorò
               o lo fece a denti stretti.



              OTTAVIA

                               Mio buon signore,
               non credere a tutto, o se devi,
               non prendere tutto a mal partito.
               Se fra voi due ci sarà discordia
               nessuna più di me sarà infelice,

               pregando per l’uno e l’altro di voi.
               Gli dei benigni si burleranno di me,
               che imploro: «Benedite mio marito!»

               e subito rendo vana quella preghiera
               implorando con altrettanto ardore
               «Oh, benedite mio fratello!» Vinca
               il marito, no, il fratello: una preghiera
               annulla l’altra, non c’è via di mezzo

               fra i due estremi.



              ANTONIO
                               Gentile Ottavia,
               che il tuo amore si indirizzi a chi
               meglio vuole conservarlo. Se io

               perdo il mio onore, perdo me stesso:
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