Page 2743 - Shakespeare - Vol. 2
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Questa puttana di tosse, questa tosse fottuta e figlia di puttana non mi dà
pace; e poi il destino pazzesco di quella povera ragazza; tra una cosa e
l’altra, finisce che uno di questi giorni io vi saluto per sempre. Ed ho pure il
catarro agli occhi, e un tal dolore alle
ossa, che, se non è una maledizione, non so davvero che pensare. Che cosa
dice?
TROILO
Parole, parole, solo parole, niente dal cuore.
Invece di commuovermi, hanno l’effetto contrario. 50
Straccia la lettera.
Vento al vento! Svolazzate come vi aggrada.
Nutre ancora il mio amore con parole e bugie,
ma poi coi fatti ne sollazza un altro.
Escono.
Scena IV EN
Allarme; incursioni. Entra Tersite.
TERSITE
Adesso si stanno massacrando l’un l’altro; non me la voglio perdere.
Quell’abominevole faccia di bronzo, quel lacchè di Diomede si è addobbato
l’elmo col bracciale di quell’altro schifoso, infatuato, pazzo farabuttello di
Troia. Quanto darei per vederli battersi: oh se quell’asinello d’un Troiano, che
è cotto di quella puttana là, rispedisse quel mascalzone d’un puttaniere greco
col suo bracciale dalla sua sgualdrina falsa e smaniosa, e senza bracciale.
Sull’altro fronte, la strategia di quei bricconi rimangia-parola, quella vecchia
crosta di formaggio stantio mangiata dai topi, Nestore, e quel gran volpone di
Ulisse, ha dato prova di non valere un fico. Coi loro trucchetti han messo su
quel cagnaccio da pollaio, Aiace, contro quell’altro bastardo del suo stesso
pelo, Achille; e ora il canringhioso Aiace fa più bava del canringhioso Achille e
oggi non ha intenzione di armarsi: al che i Greci incominciano ad esaltare la
barbarie, e l’arte politica è tenuta per cacca.
Entrano Diomede e Troilo.
Zitti! Ecco il sor bracciale e l’altro.