Page 634 - Shakespeare - Vol. 1
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Margherita. Solo che adesso ci sono sul palcoscenico due spettatori assai
interessati alle schermaglie amorose del sovrano: i fratelli Giorgio di
Clarence e Riccardo di Gloucester. A conclusione della scena ( III, ii),
Riccardo getterà la maschera dichiarando nel primo monologo che
Shakespeare gli attribuisce le sue intenzioni criminose. Ironicamente, nel
seguito del play, sarà Clarence a tradire (per poi rientrare nei ranghi, da
quello spergiuro che è), mentre Riccardo indossa le vesti del fedelissimo
del re, in base a un progetto di potere che comincia a configurarsi con
machiavellica intelligenza. D’altra parte, seppure con conseguenze meno
nocive, anche Edoardo IV scompiglia le regole della diplomazia, sposando
Lady Grey, così come aveva fatto il giovane Enrico VI, invaghitosi di
Margherita.
Un meccanismo ironico presiede alla rappresentazione del conflitto
dinastico. Le roboanti parole di sfida che i nobili si scambiano sono
altrettanto false delle dichiarazioni di fedeltà. Le ambizioni personali non
conoscono alcun limite certo e si traducono in una sete di vendetta
implacabile che è il rifiuto di qualsiasi criterio di giustizia. Infanticidio,
parricidio, regicidio sono il retaggio della guerra civile, e gli assassini con le
mani lorde di sangue, i bloody cannibals denunciati dalla sanguinaria
Margherita sul cadavere del figlio, appaiono gli unici eredi di questo mondo
fuor di sesto, dove si giunge a infierire sul nemico morto. “Misura per
misura”, dente per dente, occhio per occhio, sono i termini della legge del
taglione che vige nell’Inghilterra shakespeariana. I tempi biblici
dell’Anticristo non sono lontani e Riccardo di Gloucester, nato con i denti,
«il segugio infernale» del Riccardo III, ne è il messaggero - lui che sarebbe
pronto a dare la mano destra purché il cadavere dell’arcinemico Clifford
resuscitasse per due ore e potesse essere nuovamente torturato e ucciso
(II, vi). Il sovvertimento dei rituali religiosi sposta l’ironia nei confronti della
Storia sul piano di quella blasfema parodia di cui Riccardo III sarà splendido
interprete.
Intanto l’Inghilterra è un campo di battaglia immenso, dove uccidere è un
gesto che si ripete all’infinito, con tutte le possibili variazioni, motivazioni,
mutilazioni. Il grido Tagliategli la testa risuona per tutta l’opera su un
palcoscenico ingombro di cadaveri (con una inquadratura del genere la
Howell apre la già citata versione della BBC). L’Inghilterra è una nave nel
mare in tempesta, una distesa di acque minacciose nei cui abissi precipita,
novello Icaro, il giovane Principe Edoardo, come dentro le fauci spalancate
di Riccardo di Gloucester, egli stesso paragonato al mare insidioso da
Enrico VI. Poi, nel Riccardo III, toccherà a Clarence, a Hastings, ai principi
regali, di immergersi tra i gorghi con cui si identifica il re-mostro.
L’Inghilterra è una landa desolata, da cui non c’è via d’uscita. La profezia
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