Page 3027 - Shakespeare - Vol. 1
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BENVOLIO

 Romeo! Cugino mio, Romeo! Romeo!

MERCUZIO

 È un furbone, scommetto sulla mia vita
 che se ne è scappato a casa ed è già a letto.

BENVOLIO

 Correva da questa parte, e l’ho visto saltare il muro
 di questo giardino. Chiamalo ancora, Mercuzio.

MERCUZIO

 Farò di più, lo evocherò:
 tu, Romeo, malinconico, pazzo innamorato,
 appari sotto forma d’un sospiro,
 di’ una rima soltanto, e sarò soddisfatto.
 Esala un semplice “Ahimè”, accoppia un “cuore” con “amore”,
 trova una dolce parola per comare Venere,
 e un soprannome per il suo cieco figlio ed erede,
 il nudo, vagabondo Cupido, 30 giovane da secoli,
 che fece centro quando il re Cofetua 31 s’innamorò
 della bella mendicante. Non sente, non si muove,
 non risponde. Dev’essere morto quello scemo,
 dovrò evocarlo davvero: ti prego,
 per gli occhi luminosi di Rosalina, per la sua fronte alta
 e le sue labbra scarlatte, per i suoi piedini, 32
 per le sue lunghe gambe e le sue cosce eccitate,
 per quei territori lì confinanti, ti prego,
 riprendi le tue forme e compari davanti a noi!

BENVOLIO

 Se ti sente lo farai arrabbiare.

MERCUZIO

 Non può arrabbiarsi per quello che dico.
 Avrebbe ragione se nel centro della sua amata
 facessi drizzare un qualche spirito estraneo,
 e lì lo lasciassi eretto finché lei l’avesse sfinito
 ed esorcizzato, sgonfiandolo.
 Allora potrebbe lamentarsi, non per la mia evocazione,
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