Page 1863 - Shakespeare - Vol. 1
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[Esce]
GIULIA
Ella ve ne ringrazierà, se mai la conoscerete.
Una gentildonna virtuosa, bella e gentile.
La corte che le fa il mio padrone la lascerà, spero, fredda,
tale è il rispetto ch’ella nutre per la mia padrona.
Ahi, come l’amore sa illudere se stesso!
Ecco il suo ritratto: guardiamolo da vicino. Io credo
che, con la sua pettinatura, questo mio volto
apparirebbe in tutto e per tutto leggiadro quanto il suo:
eppure il pittore l’ha un tantino abbellita
sempre che non sia io a lusingare me stessa.
I suoi capelli sono fulvi, i miei di un biondo perfetto.
Se tutta qui è la differenza, per il suo amore,
dovrò portare una parrucca di quel colore. 64
I suoi occhi sono cerulei come il vetro, e così i miei;
vero, ma la sua fronte è bassa, la mia alta.
Ma cos’è mai che lui può ammirare in lei
e ch’io non possa fargli ammirare in me,
se questo folle Amore non fosse una divinità cieca?
Vieni, o parvenza, vieni a confrontarti con quest’altra parvenza:
è lei la tua rivale. Oh, tu forma insensibile,
tu sarai venerata, baciata, amata, adorata!
E se ci fosse un senso nella di lui idolatria
la mia sostanza sarebbe l’idolo, e non tu.
Ti tratterò bene, per riguardo alla tua padrona
che così mi ha trattato; non fosse stato così, giuro, per Giove,
ti strapperei questi occhi senza vista
pur di strapparti dal cuore al mio signore.
Esce.