Page 557 - Galileo. Scienziato e umanista.
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battuto il papa, che negava che gli uomini potessero riconoscere
la verità senza l’aiuto della rivelazione.
Un linguaggio di questo genere descrive santi e martiri. Nel
calore della battaglia sullo statuto della teoria copernicana, nel
1616, Galileo rappresentò la propria lotta come quella di un
santo contro i diavoli 168 . Ai suoi discepoli piacque il tema:
immortale, divino, «s’è procacciato fama gloriosa e durabile
quanto durerà l’universo»; «[ha] introdotto nuovi raggi di
chiarissima luce nelli umani intelletti»; uno di quegli «uomini
rari, dalla Provvidenza Divina destinati ad onorare questa
sublime opera delle Sue Mani»; egli è il «l’immortal Galileo
Galilei, Padre de’ veri contemplatori della Natura». «[L]a sua
missione principale [fu quella] di restituire la ragione umana
nella dignità che da secoli aveva perduta» 169 . Venne per
insegnare alla Chiesa una «severa lezione d’umiltà» 170 .
«Nell’opinione comune, il maggior titolo di gloria per
Galileo è quello di aver offerto tutto se stesso in olocausto per
trionfo d’una causa ch’egli fece sua con tutto l’entusiasmo, con
tutto l’ardore, con tutta la passione di chi si sentiva investito,
dall’alto, della missione di rivelare al mondo la verità sul moto
della terra, cosí come la Provvidenza gli aveva largita la grazia
di veder per primo nel cielo nuove stelle, ignote ai mortali» 171 .
Sofferenza, sacrificio, umiltà, missione, vocazione: gli elementi
per una causa di canonizzazione iniziano ad accumularsi.
Abbiamo già le reliquie. Accanto agli strumenti di Galileo e
a una lente di telescopio inserita in un reliquiario, pezzi delle
sue ossa, al momento custoditi in un museo, sono a disposizione
per scopi piú alti. Come per molti veri santi, alcune parti del suo
corpo esistono dopo la morte in quantità maggiore di quanto
non lo furono in vita. Durante la sua reinumazione a Santa
Croce, nel 1737, i curiosi o i devoti rimossero gli indici, un
pollice e una vertebra. Per un certo periodo ci furono due indici
della mano destra in competizione fra loro, uno dei quali è
esposto al Museo Galileo di Firenze insieme ad altre due dita e a