Page 556 - Galileo. Scienziato e umanista.
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Brandmüller.  Fu  una  sorpresa  per  le  persone  semplici:
                Brandmüller  e  Poupard  ridussero  la  collisione  tra  Galileo  e  i

                cardinali  a  un  incidente  di  cui  nessuna  delle  parti  aveva
                responsabilità. Galileo aveva proceduto correttamente lungo la

                difficile strada dell’esegesi delle Scritture; i cardinali avevano
                negoziato  con  pari  abilità  l’altrettanto  difficile  strada

                dell’epistemologia.  Sí:  i  teologi  conoscevano  la  natura  della

                scienza  piú  di  Galileo,  che  ritenne  erroneamente  di  aver
                dimostrato  la  teoria  copernicana;  e  Galileo  conosceva  l’affare

                della teologia piú dei cardinali, che considerarono erroneamente
                le  Scritture  come  una  guida  nelle  scienze  naturali.  Questa

                formulazione,  controintuitiva  e  perfino  comica,  portava
                l’ermeneutica di Galileo quasi allo stesso livello della medicina

                di Urbano. Il papa la accettò           165 .
                    Giovanni Paolo può essere rimasto deluso dal risultato: sul

                campo da gioco della teologia e dell’epistemologia i cardinali e
                Galileo erano riusciti a pareggiare. Nel suo discorso del 1979,

                da cui la commissione trasse i propri punti di riferimento, aveva
                osservato  che  Galileo  «dovette  soffrire  moltissimo  nelle  mani

                degli uomini e degli organismi della Chiesa». Il papa deplorava
                questa  sofferenza:  Galileo  era  stato  un  buon  cattolico,  che

                credeva,  come  il  papa,  che  non  poteva  esserci  alcuna

                opposizione di fondo tra le parole di Dio e le Sue opere, tra le
                Scritture  e  la  scienza.  Galileo  fece  ai  cattolici  un  servizio

                eccezionale, pagando un prezzo altissimo: mostrò che la Chiesa
                non  deve  opporre  le  Scritture  alle  affermazioni  dimostrate,  o

                dimostrabili,  circa  il  mondo  naturale               166 .  Tale  giudizio  fece
                echeggiare  nelle  piú  attente  parole  di  un  papa  l’opinione

                espressa da un teologo un quarto di secolo prima: la sofferenza
                di Galileo davanti all’Inquisizione costituí la realizzazione del

                suo  «scopo  provvidenziale»              167 .  Dio  lo  aveva  incaricato  di
                indicare, ai teologi fuorviati, la via da seguire nei rapporti tra

                parole  e  opere.  L’uomo  che  credeva  che  gli  esseri  umani
                possono arrivare alla verità grazie alla luce della ragione aveva
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