Page 1931 - Shakespeare - Vol. 4
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               Sii saggia quanto sei crudele, non pressar

               la mia muta pazienza col tuo continuo sdegno
               affinché il dolore non mi presti verbo e dica
               il perché della mia amara pena.
               Se potessi insegnarti un po’ d’acume, ti converrebbe

               amore, dirmi che mi ami, anche se non vero;
               come a malati tremanti ormai prossimi alla fine,
               vengon dette dai medici sol parole di speranza.
               Perché se disperassi, senz’altro impazzirei

               e nella mia follia di te potrei dir male;
               questo deviato mondo è oggi così perverso
               che i più pazzi maldicenti trovan sempre ascolto.
                               Perché io non sia creduto, né tu sia calunniata,

                               ferma il tuo sguardo pur se il tuo cuore è assente.
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