Page 1859 - Shakespeare - Vol. 4
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È quindi il viso suo l’epitome del passato,
quando beltà viveva e moriva come i nostri fiori,
prima che esistessero questi bastardi abbellimenti
o che osassero dimorare in volti umani,
prima che le auree trecce dei morti,
diritto dei sepolcri, venissero tagliate
per vivere una seconda vita su altre teste,
e morto vello di beltà rendesse altri felici:
in lui si vedono quei venerandi antichi tempi
senza ornamenti inutili, genuini e schietti,
quando non si creava l’estate col verde altrui
o si spogliava il passato per vestir nuova bellezza;
e così natura serba lui come modello
per mostrare all’arte falsa quale fosse la bellezza.