Page 1853 - Shakespeare - Vol. 4
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               Peccato di vanità domina i miei occhi,

               l’intera anima mia ed ogni mio altro senso;
               e per questo peccato non v’è alcun rimedio,
               tanto è radicato nell’intimo del mio cuore.
               Penso che nessun volto sia gentile quanto il mio

               né forma più perfetta, o perfezione sì pregiata;
               e al mio proprio merito attribuisco tal valore
               ch’io supero ogni altro in qualsiasi campo.
               Ma quando lo specchio mi svela come sono,

               colpito e disfatto da consunta vecchiaia,
               leggo al rovescio questo amore di me stesso:
               sarebbe cosa infame amare quell’io che vedo.
                               Sei tu, il mio vero io, che elogio in vece mia,

                               rinverdendo la mia età col colore dei tuoi anni.
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