Page 1849 - Shakespeare - Vol. 4
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Vieti quel Dio che primo a te mi rese schiavo
che in mente vagli i tuoi attimi di piacere
o che alla tua mano implori il resoconto delle ore,
essendo tuo vassallo, son costretto al tuo volere.
Possa io soffrire, sempre al cenno tuo,
la forzata solitudine della tua vita libera
e la pazienza, al dolor domata, tollerar le offese
senza accusare te di ingiusta crudeltà.
Ovunque tu sia, il tuo privilegio è tale
che tu solo puoi concedere il tuo tempo
a ciò che prediligi, spetta soltanto a te
perdonar te stesso del male che commetti.
Aspettar io devo, benché l’attesa sia un inferno,
non biasimare il tuo volere, sia esso giusto o ingiusto.