Page 2594 - Shakespeare - Vol. 3
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MENENIO
Amici, vi assicuro che i patrizi
si curano di voi con molto, molto impegno.
Quanto a ciò che vi manca, ciò che soffritte
in questa carestia, tanto varrebbe
mirare al cielo con codeste mazze
che alzate contro lo Stato. Lo Stato Romano
andrà diritto per la propria strada
facendo a pezzi mille e mille ceppi
robusti come mai potrà mostrarsi
la vostra opposizione. La carestia
l’han voluta gli dei, non i patrizi,
e innanzi a quelli non servono braccia
ma ginocchi. Ahimè, dalla disgrazia
vi lasciate portare dove v’aspettano
altre disgrazie, e mi calunniate
i timoni dello stato, quelli
che hanno cura di voi come padri
mentre li insultate come nemici.
I CITTADINO
Cura di noi? Figuriamoci! Se ne sbattono da sempre. Ci lasciano morire di
fame, coi magazzini zeppi di grano. Fanno editti sull’usura a vantaggio degli
usurai. Ogni giorno abrogano buone leggi varate contro i ricconi, e tirano fuori
ogni dì decreti più duri per incastrare e castrare noi poveracci. Se le guerre
non ci mangiano vivi lo faranno loro: e questo è tutto il bene che ci vogliono.
MENENIO
Via, via, riconoscete
la vostra incredibile malafede,
o debbo dirvi pazzi. Voglio contarvi
una storiella che fa proprio al caso.
Forse l’avete sentita, ma serve
al mio scopo e ci provo
a farla ancora più risaputa.
I CITTADINO
Be’ sentiamola. Ma non pensare, con una storiella, di far sparire la nostra