Page 2592 - Shakespeare - Vol. 3
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I CITTADINO

          Qua  siamo  solo  poveracci,  buona  gente  sono  i  nobili.  Quel  che  i  signori
          buttano basterebbe a sfamarci. Se ci dessero gli avanzi mentre son buoni da
          mangiare si potrebbe credere che ci aiutano per umanità. Ma la verità è che

          gli  andiamo  troppo  bene  come  siamo.  La  magrezza  che  ci  affligge,  questo
          spettacolo  di  miseria,  è  l’inventario  a  rovescio  della  loro  pacchia.  I  triboli
          nostri  li  ingrassano.  Vendichiamoci  dunque  coi  forconi,  prima  di  diventare
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          come rastrelli. Gli dei  sanno che parlo così per fame di pane, non per sete di
          sangue.



              II CITTADINO

          Volete prendervela con Marzio in particolare?


              I CITTADINO

          Con lui per primo. È un vero cane per il popolo.



              II CITTADINO
          Ma tenete conto di ciò che ha fatto per la patria?



              I CITTADINO
          Certo, e gliene daremmo atto volentieri, ma lui si paga da sé con la superbia.



              II CITTADINO
          Via, non parlare con acrimonia.



              I CITTADINO
          E io ti dico che quanto ha fatto di meglio l’ha fatto per essere meglio d’ogni

          altro. L’ha fatto per la patria, dicono i citrulli. Invece l’ha fatto per far piacere
          alla mamma, e anche per la superbia, che ha grande come il coraggio.



              II CITTADINO
          Ma lo accusi di ciò che ha nella natura, e non può farci niente. Certo non puoi
          dire che tira ad arricchirsi.



              I CITTADINO
          No, ma non per questo sono a corto di accuse. Difetti ne ha d’avanzo, a farne
          il conto ci si stanca.
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