Page 2019 - Shakespeare - Vol. 3
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ECATE
E non ne ho motivo, vecchiacce che siete
sfrontate e sfrenate? Con quale fegato
brigare spacciare con Macbeth
sciarade e maneggi di morte,
e me, signora degli incanti,
segreta orditrice di guai
non chiamarmi a far la mia parte
o mostrar la gloria dell’arte?
E ciò ch’è peggio avete operato
solo per un figlio traviato
stizzoso e rabbioso, che, come succede,
s’infischia di voi, pensa al suo bene.
Ma via, fate ammenda: pronte
correte all’abisso d’Acheronte
e incontriamoci lì domattina.
Verrà per sapere il suo destino.
Voi preparate fatture e vasi
e filtri e il resto che fa al caso.
Io parto a volo; consacro la notte
a un’opera orrenda, foriera di morte.
Prima dell’alba ho un lavoro duro
da fare su un corno della luna.
Lassù pende una goccia d’aria
misteriosa; prima che cada
io l’acchiappo e la distillo
con magici trucchi e ne strizzo
spiriti finti. Con forte illusione
lo porteranno a perdizione.
Sfiderà il destino, disprezzerà
la morte e spingerà
le sue speranze oltre la grazia,
la saggezza e la peritanza.
Voi lo sapete, esser troppo sicuri
è il nemico peggiore degli uomini.
Musica e canzone.
Ecco! Mi chiamano. Lì, vedete,
il mio spiritello siede