Page 2571 - Shakespeare - Vol. 2
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con quel titolo raccoglieva poesie d’amore di Surrey, Wyatt e altri, e che serviva pure a dare spunti
                 d’arguzia e di galanteria per le conversazioni in società; la stessa funzione di ausilio agli sprovveduti
                 avrà  svolto  il  non  identificato book  of  Riddles  dei  righi  181-183  (e  di  simili  raccolte  di  enigmi  e
                 indovinelli ne esistevano parecchie). Più sotto a 184-185 il domestico Pierino rivela una conoscenza
                 un po’ difettosa del calendario festivo; la festa di Ognissanti (1 novembre) non cade 15 giorni prima
                 della festa di San Michele, che è il 29 settembre.
              17 I,  ii  Si  accende  in  questa  breve  scena  la  terza  sottotrama:  l’aiuto  dato  a  Slender  da  Evans,  che
                 mostra qui uno stile assai goffo ed eccentrico, porterà al duello con Caio, alla beffa dell’oste ai loro
                 danni e alla loro combutta per controbeffarlo.
              18 I, iii Falstaff si sbarazza di Bardolph, poi partecipa agli altri due dipendenti il suo progetto di seduzione
                 (il  motivo  confessato,  ma  solo  quello,  è  qui  come  altrove  soltanto  venale,  ma  già  il  discorso  di
                 Falstaff  è  pieno  di  sensualità),  e  al  loro  rifiuto  di  portare  le  sue  lettere  li  licenzia,  spingendoli
                 improvvidamente alla vendetta. Al rigo 9 Pheazar è spiegato come corruzione di “Vizier” (Visir), ma il
                 Phesser  dell’in-quarto  mi  ha  tentato  a  variare  nello  spirito  dell’oste.  La  scena  presenta  altri  giochi
                 vernacolari. Mi limito a indicare al rigo 48 a legion of angels che gioca sul nome di una moneta d’oro
                 del tempo. Al rigo 83 l’edizione Oxford emenda star in stars, ma il singolare è di Nym, l’uomo che,
                 dirà Page a II, i, 126, 2 è ossessionato dal termine di moda humour e terrorizza l’inglese facendogli
                 cambiar senso.

              19 I, iv Il mondo di Windsor completa i suoi ranghi con le apparizioni di monna Spiccia, Caio e Fenton.
                 Al rigo 8, sea-coal (opposto a char-coal, carbonella di legna) è il carbone minerale, portato a Londra
                 per mare da Newcastle. Dal rigo 137 in poi, nella sua conversazione con Fenton che evidentemente
                 la  mette  in  imbarazzo,  monna  Spiccia  cade  in  numerosi  strafalcioni:  dice  “lo  detesto”  per  “lo
                 attesto”, “allicòlle” per “malinconie”, “confidenza” per “conversazione” ecc. La donna, che imbroglia
                 un po’ tutti, si inganna sugli altri un po’ come tutti, credendo di conoscere i pensieri e i propositi di
                 Anna Page.
              20 ATTO II Se l’atto primo aveva visto nascere dall’indaffararsi della gente di Windsor gli spunti per i
                 tre  intrecci  della  commedia,  questo  secondo  movimento,  che  adopera  sempre  la  tecnica
                 dell’affiorare successivo dei vari intrighi (ma qui tace il secondo di essi, incentrato su Anna Page),
                 affronta anzitutto in pieno lo scontro tra Falstaff e i borghesi di Windsor. Nella prima scena dell’atto
                 le  donne  si  rivelano  a  vicenda  le  lettere  tentatrici  del  cavaliere,  e  progettano  la  loro  vendetta
                 beffarda. Poi i due sgherri scacciati da Falstaff rivelano il piano di questi ai due mariti, lasciando Page
                 tranquillo e fiducioso nella moglie, ma suscitando la gelosia di Ford, che d’ora in poi mescola il comico
                 al drammatico; egli concepisce il travestimento da Rivoletto, e intanto l’oste sviluppa la beffa ai danni
                 di Evans e Caio. La seconda scena vede monna Spiccia nel ruolo di finta messaggera di Cupido, e la
                 vede  anche  scatenarsi  in  una  girandola  di  svarioni  e  balorde  invenzioni  linguistiche.  Nell’episodio
                 successivo di questa seconda scena, che è esilarante ma anche terribile e pietoso, Ford-Rivoletto
                 conquista la fiducia di Falstaff, e infine sfoga in un monologo la sua gelosia (qui ho sostituito due
                 nomi di diavoli poco noti con altri comuni nella nostra tradizione). Da vari lati, insomma, si prepara la
                 trappola per il cavaliere. Nell’ultima scena Caio è beffato dall’oste.

              21 II, i, 1-18 La lettera di Falstaff, letta ad alta voce da madonna Page, è uno dei “testi incorporati”
                 (embedded  texts,  K.  Elam)  che  Shakespeare  adopera  come  “azioni  discorsive”  (Elam),  veicoli
                 d’informazione,  e  qui  soprattutto  come  un  oggetto  presentato  per  il  suo  potenziale  comico  e
                 drammatico.  Falstaff  vi  esibisce,  ma  inconsciamente  in  modo  ingenuo,  esilarante  e  grottesco,  un
                 falso stile alto e colto, che secondo lui è uno stile da rude soldataccio innamorato, ed è quello stesso
                 che egli userà nei suoi corteggiamenti diretti (a cominciare da III, iii). Ma i risultati sono l’opposto di
                 quel  che  s’aspetta;  la  persuasione  della  parola  fa  cilecca  nelle  orecchie  windsoriane,  e  invece  di
                 amore suscita una reazione già “femminista” di odio e offesa e desiderio di rivalsa.

              22 II,  i,  58-59 to  the  tune  of  ‘Greensleaves’.  La  “ballata  nordica  della  Lady  Greensleaves”  era  una
                 canzone  d’amore  popolare  su  parole  di  Sidney,  associata  a  volte,  e  soprattutto  in  orecchie
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