Page 2569 - Shakespeare - Vol. 2
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Note
1 ATTO I Questo primo tempo della commedia è una sorta di preludio corale e anche linguistico, in cui
incominciano a emergere i tre intrecci, i temi e i personaggi, che vi appaiono quasi tutti. In certo
senso è lo stesso discorso drammatico a farla da protagonista, in un gioco continuo di metamorfosi
del parlato come azione linguistica. Il mondo di Windsor viene presentato nel suo brulicare di brighe
che possono svanire senza seguito (come l’affare del bracconaggio di Falstaff nella tenuta di Shallow
e la loro lite, che han fatto scorrere fiumi di inchiostro e sono stati considerati, ad esempio da
Hibbard, come una falsa partenza del commediografo). Sono spunti che servono a stabilire il
contesto in cui Falstaff ora si ritrova. A mio avviso, qui i critici inglesi non hanno messo bene a fuoco
il carattere “assurdo” delle situazioni, dei discorsi, dei personaggi.
Questi ultimi vengono recuperati ad una lettura tradizionale e rasserenante con la tipica etichetta
inglese di “eccentrici”, abbastanza vasta e ambigua da coprire una gamma di caratteri che vanno
da un semplice insistito vezzo scherzoso, o da un temperamento umoristico, a certe forme di
bizzarria o di fissazione che rasentano il comportamento maniacale. Ma è proprio ad una “nave di
folli” che fa pensare l’accolta di humours gravitante attorno ai borghesi di Windsor. Il famoso poema
Das Narrenschiff di Sebastian Brant era apparso nel 1492 avviando, nei secoli XVI e XVII, una
copiosa tradizione di scritti sulla follia che Erasmo, come si sa, riprende nello Encomion Moriae
(1511), e la follia, nei suoi aspetti negativi o positivi, è uno dei grandi temi dell’epoca, connesso
all’altro tema della malinconia e a volte esteso tanto da identificarsi col concetto della vita. I motivi
dell’atto sono il contrasto Shallow-Falstaff, il progetto di matrimonio fra Slender e Anna Page (che ha
già un pretendente comico nel francese dottor Caio, e un altro serio nello squattrinato nobile
Fenton), il progetto nascente di Falstaff riguardo alla seduzione di madonna Ford e madonna Page,
il licenziamento dei bravi di Falstaff che decidono di vendicarsi rivelando ai mariti il piano del cavaliere,
la sfida di Caio ad Evans, e l’accattivarsi di monna Spiccia da parte di Fenton.
2 I, i Entrano in scena alcuni esponenti, residenti e visitatori, del piccolo mondo di Windsor. Per i critici
inglesi si tratta di gente normale e onesta, solo un po’ eccentrica; a noi sembrano un pugno di
semideficienti e ritardati mentali. Shallow, Slender ed Evans ci sembrano anticipare Ionesco e il
teatro dell’assurdo; ciascuno parla un linguaggio pieno di idiotismi che storpia l’inglese e il latino, non
segue un filo logico, usa termini inappropriati e provoca malintesi. La conversazione fra i tre appare
viscida ed egocentrica finché il discorso si mette a fuoco su Anna Page e la sua dote. Poi entrano a
mano a mano i rappresentanti maggiori della borghesia locale. L’ingresso di Page (rigo 67) non
cambia molto il tono sconclusionato della conversazione, e non lo cambia l’apparizione di Falstaff e
della sua brigata (rigo 99); i falstaffiani diverbiano coi windsoriani entrando, per così dire, nella
coralità buffonesca e assurda, e “tuffandosi” nel “primo piano” linguistico. Al rigo 170, l’ingresso delle
donne avvia un primo esilarante round del corteggiamento infantile e bislacco di Anna da parte di
Slender. Trascurare la funzione del discorso e la commedia linguistica significa fare, di questa parodo
che rimanda da un lato ad Aristofane e dall’altro a Ionesco, un inutile, inefficace e statico
guazzabuglio di battute che stentano ad avviare l’azione.
3 I, i, 1-2 Star Chamber. Era la sala del palazzo di Westminster, dal soffitto decorato di stelle, dove si
riuniva il Consiglio del Re, il massimo organo giudiziario elisabettiano che s’occupava fra l’altro degli
abusi commessi dai nobili e dei casi di riot (sommossa, raduno illegale o turbativa dell’ordine).
4 I, i, 4-5 Justice of Peace and Coram. Coram è corruzione, comune nell’uso del tempo, di “quorum”,
prima parola di una clausola adoperata per eleggere i giudici di pace; nell’espressione usata da
Slender indica un numero selezionato di questi giudici, necessario a costituire la corte nei casi più
gravi di reato. Corruzioni simili sono al rigo 6 Custalorum (Custos Rotulorum o Primo Giudice di Pace