Page 2101 - Shakespeare - Vol. 2
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QUARTO PLEBEO
Avremo vendetta.
TUTTI
Vendetta! Cominciamo! Cercate! Bruciate! Incendiate!
Uccidete! Ammazzate! Neanche un traditore deve sopravvivere.
ANTONIO
Aspettate, concittadini.
PRIMO PLEBEO
Fermi lì! Ascoltate il nobile Antonio.
QUARTO PLEBEO
Lo ascolteremo, lo seguiremo, moriremo con lui.
ANTONIO
Buoni amici, dolci amici, non fate che vi scateni
a una così improvvisa fiumana di rivolta.
Coloro che hanno compiuto questo atto sono uomini d’onore.
Quali rancori personali essi avessero, ahimè, io non lo so,
che li hanno spinti a compierlo. Sono saggi e onorevoli,
e vi risponderanno, non c’è dubbio, con le loro ragioni.
Io non vengo, amici, a rubarvi il cuore.
Io non sono un oratore, come lo è Bruto,
ma, come tutti voi mi conoscete, sono un uomo semplice
e rozzo, che ama il suo amico; e questo lo sanno molto bene
quelli che mi hanno dato licenza di parlare di lui
pubblicamente. Perché non ho né ingegno, né parole,
né capacità, né gesti, né espressione, né potere
di discorso per smuovere le passioni degli uomini;
io parlo solo come mi viene. 123 E vi dico ciò che voi
stessi sapete, vi mostro le ferite del dolce Cesare,
povere povere bocche mute, e chiedo loro di parlare per me.
Ma se io fossi Bruto, e Bruto Antonio, allora ci sarebbe
un Antonio che vi scatenerebbe l’anima, e ad ogni ferita
di Cesare darebbe una lingua che muoverebbe
le pietre di Roma all’insurrezione e alla rivolta.