Page 2718 - Shakespeare - Vol. 1
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strafalcione equivalente: “tendini” per “termini”.

45 III, i, 53-54 La nostra tradizione popolare ravvisa nelle macchie lunari “Caino che fa le frittelle”.
    La tradizione inglese vi vede “un uomo con un fascio di pruni, una lanterna e un cane”. Cfr. più
    avanti, V, i, 134.

46 III, i, 54 “Sfigurare” è una papera per “raffigurare” (simile all’originale: disfigure per figure).

47 III, i, 87 L’originale oppone juvenal a Jew. Può darsi che Jew sia abbreviazione di juvenal, ma
    significa “ebreo”, e quindi produce effetto comico. La traduzione deve escogitare un equivalente.
    Si tratta di trovare una seconda parola che abbrevia la prima e dia senso comico. Propongo
    “garzoncello” / “garzone”.

48 III, i, 89 Nella storia narrata da Ovidio, Piramo e Tisbe s’incontrano alla Tomba di Nino (Ninus,
    mitico fondatore di Ninive). Ma nella lingua incolta dell’artigiano, Ninus diviene Ninny, che è
    nomignolo di Nino ma significa anche “scemo”, “stolto”. Traduco con “Ninnolo”, per avvicinarmi
    al senso.

49 III, i, 95 Probabilmente si deve intendere: “Se fossi fedele come Piramo, bella Tisbe, soltanto
    tuo sarei”. Però il testo dice If I were fair, Thisbe, I were only thine , dove fair, che logicamente
    sta con Tisbe, è, da Tisbe, separato da una virgola. Può darsi che manchi qualcosa (il verso, fra
    l’altro, è difettoso di una sillaba) ma così stando le cose vien fuori “se io fossi bello altrettanto,
    Tisbe, soltanto tuo sarei”, che produce ancora comicità dacché Rocchetto ha la testa d’asino.
    Qualcuno ha ingegnosamente suggerito che la punteggiatura riveli una lettura sbagliata che
    Rocchetto fa del copione. Il passo è comunque controverso.

50 III, i, 101 Nelle tradizioni popolari si parla spesso di apparizioni terrorizzanti di uomini o animali
    senza testa.

51 III, i, 126 Il verso del cuculo, “cuccu”, “cuccu”, richiama la parola cuckold, che significa
    “cornuto”. Frequente, nell’epoca, il riferimento - e nello stesso Shakespeare.

52 III, i, 172-73 Le ragnatele venivano adoperate come emostatici.

53 III, i, 187 Si riteneva che la rugiada grondasse giù dalla luna.

54 III, i, 189 Superfluo ricordare ancora che la Luna, cioè Diana, era la dea della castità.

55 III, i, 190 Questo può far pensare che Rocchetto ragli, di tanto in tanto.

56 III, ii L’azione prosegue, ma il luogo non è più il “recesso” di Titania, bensì la selva incantata. O
    c’è stato un intervallo (visto che Oberon e Robertino stanno, in apertura di scena, ricapitolando
    quanto è avvenuto nelle scene precedenti) o l’azione ha luogo in un’altra sezione del
    palcoscenico.

57 III, ii, 25 “nostro scalpitare” (our stamp). Questo “nostro” ha suscitato qualche perplessità. Si
    può solo spiegare come un plurale maiestatis, che alluderebbe all’importanza che Robertino,
    abbastanza comicamente, si attribuisce.

58 III, ii, 36 Latch potrebbe anche significare “legare”, “imprigionare”.

59 III, ii, 97 Si credeva che ogni sospiro facesse perdere una goccia di sangue.

60 III, ii, 101 Gli archi dei Tartari erano particolarmente forti.

61 III, ii, 127 Segno o contrassegno, o emblema, che mostra come i suoi sentimenti siano al
    servizio della fedeltà - così come la livrea di un servo rivela la sua appartenenza signorile.
    Naturalmente l’emblema è costituito dalle lacrime.

62 III, ii, 129 In altre parole: la verità dei voti che Lisandro ora manifesta ad Elena distrugge la
    verità dei voti che un tempo Lisandro aveva rivelato a Ermia. E dunque la guerra fra le due
    incompatibili verità è “diabolica”. Ma è anche “santa” perché la “verità vera” uccide la “verità
    falsa”.

63 III, ii, 141 Il Tauro, in Asia Minore, con le sue nevi e i suoi geli, ricorre, metaforicamente, nel
    teatro di Seneca.
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