Page 2625 - Shakespeare - Vol. 1
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voi che tosato avete, (Si ferisce.)
con le vostre cesoie, il suo filo di seta. (Muore.)
Lingua, non una parola!
Vieni, mio ferro fedele,
vieni, mio brando, trapassami il petto!
E amici miei, addio!
Questa è la fine di Tisbe.
Addio, addio, addio!
T ESEO
Il Chiaro-di-luna e il Leone sono stati risparmiati perché seppelliscano i
morti.
DEMET RIO
Eh già! E anche il Muro.
ROCCHET T O
(levandosi in piedi)
No, credetemi, il muro che separava i loro genitori è abbattuto. (Si alza
anche Zufolo.) E ora, messeri, vi piacerebbe vedere l’Epilogo, o sentire una
Bergomasca danzata da due della nostra compagnia? 119
T ESEO
Niente Epilogo, vi prego! Il vostro dramma non ha bisogno di
giustificarsi. 120 Non ne ha bisogno perché quando gli attori son tutti morti,
non c’è più nessuno da biasimare. Per la Santa Vergine, se chi ha scritto il
dramma avesse fatto la parte di Piramo e si fosse impiccato con una
giarrettiera di Tisbe, sarebbe stata una tragedia coi fiocchi! Ma tale è
stata, in verità. Ed anche ben recitata. Ma venga la Bergomasca, e lasciate
stare l’Epilogo.
(Entrano Zeppa, Incastro, Beccuccio e Agonia, due dei quali danzano
una Bergomasca. Poi escono gli artieri, compresi Zufolo e Rocchetto.)
La lingua di ferro della mezzanotte ha battuto dodici colpi.
Amanti, a letto! È quasi l’ora delle Fate.
Forse domani mattina dormiremo
quanto stanotte abbiam vegliato.
La grossolana rozzezza del dramma ha bene ingannato
l’infingardo passo della notte.

