Page 2626 - Shakespeare - Vol. 1
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A letto, miei cari. Due settimane ancora durerà questa solennità,
 in sollazzi notturni e nuovo sfarzo.

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                                     Entra il Demone.

DEMONE

 Or rugge il leone affamato,
 ed ulula il lupo alla luna,
 e l’aratore russa
 di fatica stremato.
 Ardon gli ultimi tizzi
 mentre stride la civetta
 e all’ammalato, nel suo letto
 di pena, ricorda il sudario.
 È questa l’ora della notte
 quando si spalancan le tombe
 e via volan gli spiriti
 a vagar nel cimitero.
 E noi demoni che scortiamo
 la pariglia d’Ecate triforme 121
 via dalla corte del Sole,
 seguendo l’oscurità come fa il sogno,
 ora siamo contenti. Non un ratto
 disturberà questa sacra dimora.
 Sono stato mandato avanti con la granata
 a spazzar la polvere dietro la porta. 122

   Entrano Oberon e Titania, Re e Regina delle Fate, e tutto il Seguito.

OBERON

 I nostri bagliori si diffondan nella casa 123
 accanto ai fuochi spenti e sonnolenti.
 Ogni elfo ed ogni spirto
 come augello dai rovi saltelli
 e con me canti la canzone
 danzando in punta di piedi.

T IT ANIA

 Prima il canto ripetete a memoria
 con gorgheggi ad ogni parola.
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