Page 519 - Galileo. Scienziato e umanista.
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solleva  obiezioni,  ma  non  si  fa  trascinare:  «simili  profonde
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                contemplazioni si aspettano a piú alte dottrine che le nostre» .
                    Precipitando da tale sublimità, Salviati riprende a leggere e a
                dimostrare teoremi sempre piú noiosi relativi a casi sempre piú

                artificiali, di cui la Proposizione XII è l’esempio migliore: «Se
                una  perpendicolare  e  un  piano  comunque  inclinato  si

                intersecano fra loro [nello spazio compreso] tra due medesime

                linee  orizzontali,  e  se  si  prendono  le  medie  proporzionali  tra
                ciascuno  di  essi  e  la  rispettiva  parte  compresa  tra  il  punto

                comune di intersezione e la linea orizzontale superiore, il tempo
                del  moto  lungo  la  perpendicolare  starà  al  tempo  del  moto

                [complessivo]  lungo  la  parte  superiore  della  perpendicolare,  e
                poi lungo la parte inferiore del piano secante, nella medesima

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                proporzione» .  A  chi  importa?  Fra  le  trenta  proposizioni  di
                questo genere che dimostrano la vivacità e l’abilità senza pari di

                Galileo nella geometria piana ce n’è una che, per la sua bellezza
                e semplicità, merita di essere notata. Egli si domanda quale sia

                il rapporto fra il tempo di caduta lungo il diametro verticale AB
                = d (fig. 8.5) e i tempi combinati dei percorsi lungo le corde AE

                + EB. Poiché la velocità in E è la stessa indipendentemente dal
                fatto  che  il  corpo  passi  lungo  AE  o  lungo  GE,  il  tempo  di

                transito  t   sarà  il  medesimo  per  il  cammino  spezzato  o  per
                             EB
                quello diretto GB. Ma t  = t  – t , e dato che t   =  t  la
                                                  EB      GB       GE                    AB       AE
                risposta cercata è dunque: «t  : (t  + t  – t )». Ora viene la
                                                                        GB
                                                                                GE
                                                        AE
                                                                AE
                geometria.  Galileo  rappresenta  t   con  AE  e  t   con  GE,  che
                                                              AE                  GE
                funziona  perché  i  tempi  di  discesa  lungo  piani  con  differente
                pendenza compresi tra le medesime parallele sono proporzionali
                alle loro lunghezze. Deve ora trovare una linea lungo GB per

                rappresentare t  sulla stessa scala. Sia questa linea GF = xGE,
                                     GB
                dove x  =  (t   :  t )  è  il  fattore  di  scala  richiesto.  Quindi  x  =
                                GB
                                        GE
                (GB:AB)(t :t ) = (GB:AB)(AE:GE) = AG:GE (quest’ultimo
                               AB GE
                passaggio  segue  dal  fatto  che  AGB  ed  EGA  sono  triangoli

                simili). Otteniamo GF = AG. Dato che GE rappresenta t , EF
                                                                                                GE
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