Page 516 - Galileo. Scienziato e umanista.
P. 516

conseguenza  le  distanze  totali  crescono  come  i  quadrati  dei
                tempi  trascorsi.  Simplicio  interviene  per  dichiarare  la  propria

                preferenza per la formulazione aritmetica (la regola dei numeri
                dispari), che capisce perfettamente, anziché per la formulazione

                geometrica  di  Galileo  (le  aree  dei  triangoli),  che  gli  dà  dei
                problemi;  e  pretende  qualche  evidenza  sperimentale  che  gli

                consenta di fissare la teoria prima di continuare con la lettura.

                Salviati  acconsente,  fornendo  una  descrizione  dettagliata  dei
                tentativi fatti dall’Accademico in sua presenza: avevano preso

                una tavola liscia e diritta, avevano ricavato una scanalatura o un
                piccolo  canale  lungo  la  sua  lunghezza,  avevano  ricoperto  il

                canale con pergamena liscia e fatto rotolare lungo di esso, da
                punti differenti, una palla di bronzo, cronometrando le discese

                con  un  orologio  ad  acqua.  Dopo  cento  tentativi,  afferma
                Salviati, la regola della caduta – la distanza percorsa rotolando è

                proporzionale  al  quadrato  dei  tempi  trascorsi  –  è  stata
                confermata con un margine «né anco della decima parte d’una

                                        76
                battuta di polso» .
                    Preparato  cosí  il  terreno,  Salviati  legge  una  serie  di

                proposizioni  relative  a  discese  interrotte  lungo  piani  inclinati,
                ognuna  delle  quali  richiede  la  proposizione  secondo  cui

                l’accelerazione  lungo  un  piano  inclinato  con  dislivello  a  e

                lunghezza b è piú debole dell’accelerazione in caduta libera di
                un fattore a/b. Apparentemente Galileo aveva deciso che questa

                proposizione          capitale       richiedeva         argomenti         piú      forti
                dell’affermazione da parte di Salviati, e nel 1638 – troppo tardi

                per  la  pubblicazione,  dunque  –  aggiunse  un  argomento  molto
                forte, che sarebbe stato poi pubblicato nelle edizioni successive.

                Esso inizia con l’osservazione che l’attitudine al moto lungo un
                piano  inclinato  diminuisce  al  diminuire  della  pendenza,

                annullandosi su una superficie orizzontale, dove non ha nessuna
                attitudine a muoversi verso l’alto o verso il basso. L’argomento

                continua poi – con una deduzione gratuita, preziosa per noi ma
                irrilevante  ai  fini  della  dimostrazione  –  che  il  moto  in
   511   512   513   514   515   516   517   518   519   520   521