Page 328 - Enciclopedia degli artisti contemporanei.
P. 328
Verroca Franco
Sacerdotessa bifronte - 1995 bronzo 48 x 32 x 34
Franco Verroca nato a Macerata il 25 Agosto 1927 sin da Congedatosi dall’arma, insegna storia dell’arte presso il Li-
piccolo la sua passione era disegnare, modellare, dipingere, ceo Scientifico Cavour di Roma per oltre trent’anni.
frequenta lo studio dello scultore Piero Ferraroni dove im- Durante la sua vita rimane lontano dai movimenti dell’arte,
para a modellare copiando i calchi in gesso appesi alle pareti non avendo contatti con artisti e critici ma seguendo una sua
e cerca di rubare i segreti del mestiere osservandolo nel suo istintiva logica di ricerca, e poiché i suoi maestri erano gli ar-
lavoro. tisti del passato, per un lungo periodo si riferisce alle imma-
La sua prima maestra fu Cremona, le sue chiese, i suoi mat- gini del mondo classico, che andava man mano spogliando
toni rossi delle case, le sue nebbie, le barche sul Po, le cascine, dal dato anatomico per portarle ad una sintesi estetica.
le lunghe file di gelsi, il Duomo col suo Torrazzo, gli affreschi Il grande cambiamento avvenne con la scoperta dell’Africa,
dei Campi, la vergine del Perugino, i dipinti del Boccaccio. durante i numerosi viaggi peregrinando in tutto il continente.
I suoi primi dipinti li esegue con colori rimediati e su pezzi In Africa tocca con mano l’esperienza del dolore, la fame,
di cartone o compensato, per lui dipingere era una necessità l’abbandono e la morte, scopre la vera fatica del vivere.
come mangiare. Questo spiega le immagini ferite, imprigionate, inchiodate,
In continuo contrasto con la famiglia che non accetta questa attraverso le quali cerca di rendere l’atroce significato della
sua passione, lascia Cremona, si arruola nell’ Arma dei Cara- sofferenza.
binieri, e si diploma l’Accademia di Brera a Milano. Altra indimenticabile esperienza è quella fatta in un istituto
Si trasferisce a Roma e frequenta saltuariamente il corso di di portatori di handicap, dove al disagio del primo approc-
scultura all’Accademia di Belle Arti. cio seguì una comunicazione ai livelli più elementari, essi si
318 D’Arte