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di scontro urlato, denotativo e rigonfio, che può diventare monotono e
faticoso, specie laddove (soprattutto nel II e III atto) l’aggrovigliarsi
manieristico-barocco della sintassi è comune a tutti i personaggi e non pare
abbia una funzione drammatica. Ma in grandi scene come la III, ii e poi negli
ultimi due atti questo linguaggio si fa più intenso ed essenziale, acquista una
qualità metallica e nerboruta (come di muscoli, dice il Charney, contratti dai
nervi nello sforzo), aderisce all’animo del parlante e lo esprime. Allora la
rappresentazione, che pareva tenersi al livello delle passioni elementari e
delle illusioni esteriori, scende a toccare i significati profondi della visione
tragica.
NEMI D’AGOSTINO
Bibliografia per «Coriolano»
TESTI
L’edizione seguita nella traduzione è quella curata da G.R. Hibbard per il New
Penguin Shakespeare. V. anche la Guida bibliografica generale e le note alla
traduzione.
TRADUZIONI ITALIANE
Hanno tradotto il Coriolano negli ultimi decenni Gabriele Baldini, C.V. Lodovici
e Paolo Chiarini.
STUDI
A.C. Bradley, «Character and the Imaginative Appeal of Tragedy in
Coriolanus» (1912) in Brockman cit. sotto; J. Palmer, Political Characters of
Shakespeare, London 1945; J.W. Draper, Hybris in Shakespeare’s Tragic
Heroes, in «Etudes Anglaises», XVIII, 3, 1934; W. Farnham, Shakespeare’s
Tragic Frontier, London 1950; H. Heuer, From Plutarch to Shakespeare: A
Study of Coriolanus, in «Shakespeare Survey», X, 1957; J. Lawlor, The Tragic
Sense in Shakespeare, London 1960; G.K. Hunter, «The Last Tragic Heroes»
i n Later Shakespeare, Stratford-upon-Avon Studies VIII, 1966; G.R. Hibbard,
Introduzione a The New Penguin Coriolanus, 1967; J.E. Philips, a c. di,
Twentieth Century Interpretations of Coriolanus, Englewood Cliffs, New
Jersey 1970; Ruth Nevo, Tragic Form in Shakespeare , Princeton 1972; P.
Brockbank, Introduzione a The New Arden Coriolanus, London 1976, P.A.
Cantor, Shakespeare’s Rome, Republic and Empire, Cornell University Press,