Page 3258 - Shakespeare - Vol. 1
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beltà?...» ecc. ecc.

10 I, ii, 9 Shakespeare riduce ulteriormente l’età di Giulietta rispetto alle fonti: in Painter ha diciotto
    anni, in Brooke sedici. L’enfasi sulla gioventù dell’eroina è fortemente intenzionale.

11 I, ii, 27 Si veda ancora il mondo dei sonetti, e qui in particolare il 98, 2-3, «Quando Aprile coi suoi
    colori sfarzosi, in tutta la sua pompa, / Infondeva in ogni cosa uno spirito di giovinezza...».

12 I, ii, 57 L’episodio del servo analfabeta, al di là dell’intervento comico, è il primo degli avvenimenti
    del tutto casuali che determinano questa tragedia.

13 I, ii, 90 Inizia qui, in sordina, il tema della traduzione del sacro nell’erotico che si svilupperà poi
    pienamente nel primo incontro tra Romeo e Giulietta.

14 I, iii È la prima scena di interno, e se, funzionalmente, dovrebbe introdurci al mondo “femminile”,
    e quindi al tema del matrimonio, di fatto Donna Capuleti, portatrice del motivo, riesce a prendere
    la parola solo al v. 63, quasi a mezza scena. La lunga sequenza è invece dominata dalla figura
    della balia, cui sono delegati i motivi della sessualità e della maternità. Si vedano le scintille che
    nascono dal cozzo dei due linguaggi, e in particolare tra il sonetto ai vv. 81-94 con cui Donna
    Capuleti introduce la metafora concettuosa Paride-libro e la battuta con cui la balia replica alla
    chiusa del sonetto.

15 I, iii, 13 Il gioco di parole è tra fourteen (quattordici) e four (quattro) teen (dolore).

16 I, iii, 15 Lammas tide è il giorno di festa per il raccolto che corrisponde al 1° Agosto. La balia, che
    ama le etimologie popolari, fa derivare Lammas da lamb (agnello) e mass (messa). Da qui,
    probabilmente, i nomignoli con cui chiama Giulietta.

17 I, iii, 43 Holidame è forma corrotta da holidom (santità), ma la balia la intende invece come holy
    dame (santa donna), di qui la nostra traduzione con “per la madonna”.

18 I, iii, 81 Il blocco di quattordici versi che segue, e che instaura il paragone tra Paride e un libro, è
    un sonetto, svolto però in distici a rime baciate.

19 I, iv, 10 Gioco di parole tra measure inteso come verbo (“misurare”) e come sostantivo (il nome
    di una danza).

20 I, iv, 11 Give me a torch, insieme al successivo I will bear the light, rimandano non solo al già
    accennato tema cecità/buio vs. visione/luce indicato nella n. 7, ma introducono, tramite lo
    slittamento simbolico tra portatore della luce-portatore del fallo, a quell’area semantica del sesso
    che domina tutta la scena tra Romeo e Mercuzio, e che si articola secondo un’opposizione
    maschile-femminile tramite i semi pesantezza-oppressione-rudezza-penetrazione vs. levità-
    morbidezza-passività.

21 I, iv, 12-20 Abbiamo qui giochi di parole in serie tra light come “luce” e come “leggero”, tra sole
    (suola) e soul (anima), tra bound come “limite” e come “legato”.

22 I, iv, 40 Tut, dun’s the mouse . Il gioco di parole è talmente affollato di significati da divenire
    intraducibile. Mercuzio riprende il done di Romeo e lo trasforma in dun (grigio), con un primo
    significato di “il topo è grigio”; la frase, divenuta idiomatica, ha però la valenza di “tutto è
    tranquillo” (vedi per es. Molto rumore per nulla, I, i, 10), cui si collega la seconda parte della
    battuta, “secondo quanto dice l’ufficiale di ronda”. Ma dun è usato anche estensivamente per
    “cavallo grigio”, e sotto questa veste rimanda a un gioco natalizio, dun in the mire, in cui i vari
    commensali cercavano di estrarre un grosso ciocco, che raffigurava il cavallo, da un immaginario
    pantano: ed è a questo gioco che si fa riferimento al mire del verso 41.

23 I, iv, 51 Gioco di parole su lie come “giacere” e come “mentire”.

24 I, iv, 53 Il celeberrimo monologo sulla regina Mab viene generalmente interpretato come un
    discorso che demitizza, ironizzandole, le figure del folklore e della superstizione, ridotte
    all’assurdo, e che viene quindi profferito per negare l’importanza di quei sogni e quelle
    premonizioni cui spesso Romeo fa riferimento. In realtà, però, lo stesso Mercuzio, che lo
    pronunzia, ne è catturato e non riesce più a interrompersi, quasi fosse egli stesso, diremmo
    oggi, in preda a un ritorno del rimosso. Il discorso della regina Mab se da un lato identifica quindi
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