Page 9 - La verità sul caso di mister Valdemar
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consentirono di venire a vedere il paziente verso le dieci
           della notte.
              Partiti che furono, parlai liberamente con Valdemar
           della sua morte vicina e specie dell’esperimento che ci
           proponevamo. Egli si dimostrava ancora disposto e anzi
           desideroso di sottoporsi a tale prova e mi sollecitò ad in-
           cominciar subito. Due infermieri, un uomo e una donna,
           erano presenti, ma io non mi sentivo tranquillo nell’ac-
           cingermi a un’operazione di quel carattere, senza testi-
           monianze più serie di quelle che potevano dare costoro
           in caso di un’improvvisa disgrazia.
              Rimandai dunque l’operazione sino a quando, verso
           le otto di sera, l’arrivo d’uno studente di medicina, che
           conoscevo (il signor Teodoro L.), mi levò d’imbarazzo.
           Era mia intenzione sul principio di aspettare i medici,

           ma fui poi persuaso a incominciare, prima dalle insi-
           stenti preghiere di Valdemar, poi perché ero convinto
           non esservi un momento da perdere, giacché appariva
           evidente che egli se ne andava rapidamente.
              Il signor L. ebbe la bontà di arrendersi al mio deside-
           rio di prendere nota scritta di tutto quanto stava per suc-
           cedere; ed è dal suo memorandum che condenso o, in
           massima parte, copio parola per parola quello che ho da
           raccontare.
              Erano circa le otto meno cinque, quando, presa la
           mano del paziente, lo pregai di confermare al signor L.,
           e il più distintamente possibile, come egli fosse perfetta-
           mente disposto a permettere che io cercassi di magnetiz-
           zarlo in quelle condizioni.


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