Page 10 - La verità sul caso di mister Valdemar
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Ed egli debolmente, ma distintamente rispose:
              «Sì, desidero d’essere magnetizzato;» aggiungendo
           subito dopo «ma temo che abbiate differito troppo».
              Nel mentre parlava, incominciai i passi che avevo già
           riconosciuto più efficaci per soggiogarlo. Evidentemen-
           te subiva l’influenza del primo movimento della mia
           mano attraverso alla sua fronte; ma sebbene io spiegassi
           tutto il mio potere non si manifestò alcun altro effetto
           sensibile sino a qualche minuto dopo le dieci, quando,
           secondo il fissato, tornarono i medici D. e F. Io spiegai
           loro in poche parole il mio disegno, e poiché essi non
           facevano alcuna obbiezione, dicendo che il paziente era
           già in agonia, continuai senza esitazioni, cambiando tut-
           tavia i gesti laterali in verticali, e concentrando il mio
           sguardo nell’occhio destro del paziente.

              A questo punto, il suo polso era divenuto impercetti-
           bile, e la sua respirazione segnava intervalli di mezzo
           minuto.
              Questo stato durò quasi senza cambiamenti un quarto
           d’ora. Allo spirare di questo tempo però, un sospiro na-
           turale, benché molto profondo, sfuggì dal petto del mo-
           rente e la respirazione sonora cessò; cessò cioè la sua
           sonorità;   gli   intervalli   però   non   erano   diminuiti.   Le
           estremità del paziente erano gelate.
              Alle undici meno cinque percepii sintomi non equivo-
           ci dell’influenza magnetica. Il vacillamento vitreo del-
           l’occhio si era cambiato in quell’espressione penosa del-
           lo sguardo, di esame interiore, che non si vede se non
           nei casi di sonnambulismo, e che è impossibile non rico-


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