Page 8 - La verità sul caso di mister Valdemar
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straordinario le sue facoltà spirituali e una certa forza fi-
           sica. Parlava distintamente, prendeva senza bisogno di
           aiuto le sue medicine, e quando entrai nella stanza, era
           occupato a scrivere appunti su un libriccino. Stava sedu-
           to nel letto appoggiato ai guanciali. I dottori D. e F. gli
           prestavano le loro cure.
              Dopo aver stretto la mano all’infermo, trassi quei si-
           gnori in disparte ed ebbi notizie precise sulle condizioni.
           Il polmone sinistro era da diciotto mesi in uno stato
           semi-osseo o cartilaginoso e perciò inetto a qualunque
           funzione vitale. Il destro nella parte superiore era ugual-
           mente ossificato, seppure non del tutto, mentre la parte
           inferiore non era più che un ammasso di tubercoli puru-
           lenti. Esistevano varie profonde caverne, e in un punto
           si notava anche una permanente aderenza alle costole.

           Questi fenomeni del lobo destro erano relativamente di
           data recente. L’ossificazione aveva progredito con rapi-
           dità straordinaria, un mese prima non se ne era osserva-
           to nessun indizio; l’aderenza non era stata scoperta che
           negli ultimi tre giorni.
              Indipendentemente dalla tisi si sospettava un’aneuri-
           sma all’aorta; ma i sintomi d’ossificazione rendevano
           impossibile la diagnosi precisa su questo punto. Era opi-
           nione dei due medici che Valdemar sarebbe morto il
           giorno dopo, domenica, verso la mezzanotte. Erano le
           sette di sera del sabato.
              I dottori D. e F., lasciando il letto del morente per di-
           scorrere con me, gli avevano dato un ultimo addio. Non
           era loro intenzione tornare, ma, alla mia preghiera, ac-


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