Page 1993 - Giorgio Vasari
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tali e quel che furono innanzi a noi, et insomma credasi che quello
che ho fatto in lodare, o biasimare, non l'ho fatto malagevolmente,
ma solo per dire il vero, o quello che ho creduto che vero sia. Ma non
si può sempre aver in mano la bilancia dell'orefice, e chi ha provato
che cosa è lo scrivere, e massimamente dove si hanno a fare
comparazioni, che sono di loro natura odiose, o dar giudizio, mi averà
per iscusato.
E ben so io quante sieno le fatiche, i disagi et i danari che ho speso in
molti anni dietro a quest'opera. E sono state tali e tante le difficultà
che ci ho trovate, che più volte me ne sarei giù tolto per
disperazione, se il soccorso di molti buoni e veri amici, ai quali sarò
sempre obbligatissimo, non mi avessero fatto buon animo e
confortatomi a seguitare, con tutti quegl'amorevoli aiuti che per loro
si sono potuti, di notizie, e d'avisi, e riscontri di varie cose, delle
quali, come che vedute l'avessi, io stava assai perplesso e dubbioso. I
quali aiuti sono veramente stati sì fatti, che io ho potuto puramente
scoprire il vero e dare in luce quest'opera, per ravvivare la memoria
di tanti rari e pellegrini ingegni, quasi del tutto sepolta et a benefizio
di que' che dopo noi verranno. Nel che fare mi sono stati, come
altrove si è detto, di non piccolo aiuto gli scritti di Lorenzo Ghiberti, di
Domenico Grillandai e di Raffaello da Urbino; ai quali se bene ho
prestato fede, ho nondimeno sempre voluto riscontrare il lor dire con
la veduta dell'opere, essendo che insegna la lunga pratica i solleciti
dipintori a conoscere, come sapete, non altramente le varie maniere
degl'artefici, che si faccia un dotto e pratico cancelliere i diversi e
variati scritti de' suoi eguali, e ciascuno i caratteri de' suoi più stretti
famigliari amici e congiunti. Ora, se io averò conseguito il fine che io
ho desiderato, che è stato di giovare et insiememente dilettare, mi
sarà sommamente grato, e quando sia altrimenti mi sarà di contento,
o almeno alleggiamento di noia, aver durato fatica in cosa onorevole,
che dee farmi degno appo i virtuosi di pietà, non che perdono.
Ma per venire al fine oggimai di sì lungo ragionamento, io ho scritto
come pittore, e con quell'ordine e modo che ho saputo migliore; e
quanto alla lingua in quella ch'io parlo, o fiorentina, o toscana ch'ella
sia, et in quel modo che ho saputo più facile et agevole, lasciando