Page 1957 - Shakespeare - Vol. 3
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alla sua causa dannata, quella puttana
d’un ribelle. Ma tutto serve a poco:
perché Macbeth, quel coraggioso − e il titolo
lo merita davvero − senza dare
un fico per la sorte, con la spada
che fumava di sangue, e quasi fosse
il ganzo della gloria, s’apre il passo
sino a quel cane, e senza dirgli né
buongiorno o buonanotte, te lo scuce
dall’ombelico alle ganasce e pianta
la testa sugli spalti.
RE
Cugino valoroso, e nobilissimo!
UFFICIALE
Ma è proprio quando il sole ricomincia
a raccostarsi a noi, è proprio da quel punto
che sgorgano tifoni disastrosi
per i navigli, e nubifragi orribili;
così da quella fonte dalla quale pareva
venirci del sollievo, ora trabocca
dolore. Senti, re di Scozia, sentimi!
Appena la giustizia armata di valore
forzò la pedonaglia leggera ad affidarsi
alle calcagna, il Signore Norreno
visto il punto propizio, con arnesi forbiti
e forze fresche lancia
un nuovo stormo.
RE
E questo non sconcerta
Banquo e Macbeth, i nostri comandanti?
UFFICIALE
Sicuro!
Come i passeri l’aquila, o il coniglio il leone.
A dire il vero parevano due colubrine