Page 2754 - Shakespeare - Vol. 2
P. 2754
Procediamo calmi: la speranza della vendetta
nasconda il dolore che ci strazia dentro.
Entra Pandaro.
PANDARO
Dite! Una parola!
TROILO
Via, ruffiano d’un parassita! Ignominia e vergogna
ti perseguitino a vita, e portino sempre il tuo nome!
Escono tutti tranne Pandaro.
PANDARO
Che medicina per le mie povere ossa piene di dolori! O mondo! mondo!
mondo! Così si trattano i poveri intermediarî! O mezzani e traditori, come
tutti vi cercano per mettervi al lavoro, e come ve ne ricompensano male! Ma
perché i nostri servizi sono così desiderati e il prodotto tanto odiato? C’è
modo di metter questo in versi? C’è qualche vecchia canzone? Vediamo:
Senza pensieri canta l’ape che ronza,
finché non perde il miele e il pungiglione;
ma una volta privata della pinza di coda,
addio suo dolce miele, addio dolce canzone.
Voi, bravi mercanti di carne viva, fatevi ricamare questi versi sui vostri arazzi:
Se c’è qualcuno qui del mestiere di Pandaro,
che bagni gli occhi luetici sulla caduta di Pandaro;
o se non potete piangere, almeno fate lamenti,
no, non per me, per le vostre ossa dolenti.
Fratelli e sorelle addetti a far da guardia alle porte,
da qui a due mesi saprete le mie ultime voglie.
Potrei dirvele adesso, ma non voglio rischiare
che qualche oca infetta di Winchester 52 mi si metta a fischiare.
Nel frattempo sto a sudare, e cerco medicinali,
poi, venuta quell’ora, lascio a voi tutti i miei mali.
Esce.