Page 2753 - Shakespeare - Vol. 2
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Ettore è stato ucciso.
TUTTI
Ettore? Gli dèi non vogliano!
TROILO
È morto, e legato alla coda del cavallo del suo assassino
è trascinato bestialmente per il campo, che se ne vergogna.
Incupitevi, cieli, mostrate presto la vostra collera.
Dèi, dai vostri troni, sorridete su Troia!
Dico, siate pietosi coi vostri rapidi flagelli
e non prolungate la nostra sicura rovina.
ENEA
Principe, così scoraggi tutto l’esercito.
TROILO
Se mi dici questo, non mi capisci.
Io non parlo di fuga, di paura, di morte,
no, io guardo in faccia quello che viene ora,
i pericoli che uomini e dèi ci preparano.
Ettore non c’è più; chi lo dice a Priamo, a Ecuba?
Chi vuol passare per gufo da qui all’eternità
vada a Troia e dica: “Ettore è morto”.
È una parola che cambierà Priamo in pietra,
in fontane e Niobi fanciulle e mogli,
in statue di gelo i giovani, e, in una parola,
farà impazzire Troia dal terrore. Ma in marcia!
Ettore è morto. E non c’è altro da dire.
Però, un momento! Vili, abominevoli tende,
superbamente piantate sui nostri piani di Frigia,
non appena che osi levarsi il Sole
io vi trafiggerò! Vi trafiggerò!
E tu, gigante di vigliaccheria,
non c’è spazio al mondo che possa tenere lontani i nostri odî.
Io sarò la tua ombra, la tua cattiva coscienza
che plasma spettri rapida come i pensieri di un pazzo.
Battano i tamburi una rapida marcia verso Troia.