Page 2212 - Shakespeare - Vol. 1
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Note
1 I, i, didascalia Tribuni e senatori appaiono in alto ( aloft), cioè nella galleria (upper stage) che fa
parte del palcoscenico elisabettiano; ma non necessariamente «entrano» in scena, in quanto
qui, come in altri casi, la dizione Enter della didascalia può significare che alcuni personaggi «si
rivelano» al pubblico all’apertura delle tende della galleria.
2 I, i, 12 this passage to the Capitol: cioè l’ascesa, l’accesso al Campidoglio in quanto luogo
simbolico del potere in Roma. Va notato che il Campidoglio, propriamente il colle su cui si ergeva il
tempio di Giove Capitolino, era considerato dagli elisabettiani la sede del senato romano.
3 I, i, didascalia dopo v. 17 con tutta verosimiglianza, Marco Andronico, che si trova già con i
tribuni e i senatori nella galleria, mostra a questo punto la corona e, facendolo, assume la
funzione di grande elettore: funzione che può competergli sia per il suo titolo di tribuno del popolo
che per la sua stretta parentela (di fratello) con Tito, l’indiscusso eroe guerriero di Roma.
4 I, i, 35 I tre versi e mezzo, che seguono in Q1 e che furono eliminati nelle successive edizioni,
costituiscono un chiaro riferimento narrativo al sacrificio di Alarbo che Shakespeare decise, in un
secondo momento, di mettere in scena direttamente (cfr. vv. 96-149). Nel ms utilizzato per la
stampa di Q1 questo passo narrativo, divenuto incongruo, non doveva essere stato ancora
cancellato. I versi in questione sono i seguenti: «and at this day, / To the monument of that
Andronici / Done sacrifice of expiation, / And slaine the noblest prisoner of the Goths» («e fino
ad oggi, / al sepolcro degli Andronici, / egli ha fatto sacrificio di espiazione / uccidendo il più nobile
prigioniero dei Goti»).
5 I, i, 40 Capell emendò succeed con succeeded, ritenendo che il senso della proposizione fosse:
«per l’onore del defunto imperatore al quale vorreste degnamente succedere». Ma la
proposizione ha senso così com’è. Marco Andronico invita i due contendenti al rispetto reciproco
e intende aprire una libera elezione, in cui comunque ha già indicato nel fratello Tito il candidato
del popolo.
6 I, i, 62 gates: presumibilmente le porte sul fondo del palcoscenico che portavano al Senato
rappresentato nella galleria.
7 I, i, 67 circumscribèd: costretto entro un territorio obbligato. La metafora assimila la spada alla
penna e quindi l’operazione guerresca ad atto mitico-epico dell’eroe superiore.
8 I, i, 77 Thou: Giove Capitolino
9 I, i, 78 rites: riti di sepoltura solenne.
10 I, i, 85 Here...: ostensione dei prigionieri Goti presenti sulla scena, con evidente risvolto ironico
nel linguaggio cerimoniale (given me leave) che ad essi si riferisce.
11 I, i, 98 Ad manes fratrum: alle ombre dei fratelli.
12 I, i, 104 È presumibile che sia questo il punto in cui, nelle rappresentazioni d’epoca, Tamora si
inginocchiava insieme ai suoi figli per chieder grazia a Tito, come indicato nel disegno ritrovato
nella biblioteca del marchese di Bath a Longleat e quindi noto come «il manoscritto di Longleat».
Si tratta dell’unico disegno d’epoca di un dramma shakespeariano, risale, sembra, al 1595 ed è
attribuito al giovanissimo Henry Peacham, che sarà poi autore del Complete Gentleman (1622) e
di vari libri di emblemi. È significativo soprattutto perché ci dà un’idea della recitazione enfatica del
tempo e della disinvolta mescolanza di costumi, cinquecenteschi per le figure minori come i
soldati, vagamente romani per i protagonisti.
13 I, i, 115 La barbara Tamora fa appello alla piety, la «pietas» latina che dovrebbe
contraddistinguere il pius Andronico (cfr. sopra v. 23) in un evidente riecheggiamento del «pius
Aeneas». La «pietas», in quanto devozione agli dèi, alla patria e alla famiglia, e quindi valore

