Page 1984 - Shakespeare - Vol. 1
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Note

1 I, i, didascalia La scena s’intende ambientata a Verona, sulla pubblica piazza. Lo si desume dal
  titolo stesso della commedia, visto che la città scaligera non verrà nominata, nel testo, prima di
  III, i.
  Il movimento iniziale ricorda l’avvio di due opere del Lyly: il celebre Euphues (1578), con gli inutili
  avvertimenti che l’anziano Eubulus offre al giovane Euphues, e il più recente Endimion (1591),
  anch’esso imperniato sul conflitto Amore-Amicizia, con i moniti di Eumenide all’amico Endimione. Il
  tema, caro alla trattatistica rinascimentale, dell’educazione del gentiluomo, è introdotto sin dalle
  prime battute: che il viaggiare debba far parte integrante della formazione di chi voglia dirsi colto
  è ormai idea corrente fra le classi alte dell’età elisabettiana. I rampolli delle migliori famiglie - nota
  il saggio Pantino in I, iii - vengono inviati «a far carriera lontano: chi in guerra, a tentarvi la
  fortuna, / chi alla scoperta di isole remote / chi in università di chiara fama». Vedi anche l’esordio
  di Lucenzio, nella Bisbetica domata, e lo scambio fra Petruccio e Ortensio: «E ora dimmi, mio
  caro amico, qual buon vento / vi mena qui a Padova dall’antica Verona?» - «Quel vento che
  disperde i giovani pel mondo / a inseguir la fortuna lontano da casa / dove l’esperienza matura a
  fatica» (I, ii). C’è molto, in queste parole, dello spirito dell’età, della sua sete di azione e
  conoscenza.

2 I, i, 22 sgg. Il gioco di parole in pretto stile eufuistico, iniziato con il contrasto deep/shallow
  (‘profondo’ / ‘superficiale’, qui reso con ‘effimero’ / ‘eterno’), si fa intraducibile con over shoes e
  over boots (‘esserci dentro fino al collo’ e ‘incaponirsi a cercar rogne’), give me not the boots
  (‘non prendermi a calci’ ma anche ‘non prenderti gioco di me’), e boots thee not (‘a nulla ti
  giova’): usi idiomatici di boot (‘scarpone’, o ‘stivale’, liberamente resi con i concetti di ‘molle’,
  ‘rammollito’, ‘stare a mollo’. Leandro è leggendario amante del mito: per raggiungere la sua bella
  traversa ogni notte a nuoto l’Ellesponto per poi inerpicarsi sulla torre ov’essa dimora: torre più
  avanti evocata (III, i) da un Valentino a sua volta incappato nei lacci d’Amore. Shakespeare
  conosceva certamente il manoscritto del marloviano Ero e Leandro, che circolava già dal 1593 se
  non prima.

3 I, i, 35 La convenzionale condanna della follia d’amore, messa in bocca al solito scettico,
  immancabilmente destinato a perdere del tutto la testa: come, in Pene d’amor perdute, farà poi
  Berowne (Biron): il più intelligente, il più eloquente e il più umano fra codesti cultori della razionalità
  che non vorrebbero arrendersi all’Eros.

4 I, i, 66 Il tema della metamorfosi amorosa è vivo e presente nella cultura letteraria e figurativa
  rinascimentale, su cui l’impatto di Ovidio è stato determinante (né vanno dimenticati influssi
  collaterali, quali l’Asino d’oro di Apuleio). Le metamorfosi non investono solo la sfera dell’Eros:
  nell’Amore di Tullio del Greene può accadere che, per l’effetto nobilitante di un amore platonico,
  una testa vuota si trasformi in gentiluomo di vasta dottrina... Il participio giocoso metamorphized
  sarà poi ripreso da Svelto, che rimprovera a Valentino ciò che ora questi rimprovera all’amico: «vi
  siete talmente metamorfosato» (II, i). I moniti di Valentino han fatto breccia nella coscienza di
  Proteo, senza peraltro modificarne i comportamenti.

5 I, i, 73 Svelto gioca su un’antica omofonia tra ship (‘nave’), to ship (‘imbarcarsi’) e sheep
  (‘pecora’). Analoghe facezie compaiono nella Commedia degli errori e in Pene d’amor perdute. Lo
  scambio di battute rifà il verso alle dispute accademiche (circumstance sta per ‘ragionamento
  sillogistico’): analoghi esempi di parodia li ritroviamo negli Equivoci e nella commedia del Lyly Saffo
  e Faone (1583).

6 I, i, 96-98 «pecorella smarrita» e «pecorone sperduto» traducono un’assonanza tra laced
  mutton (‘carne di montone adorna di pizzi’ - termine usato per ‘cortigiana’) e lost mutton
  (‘montone smarrito’). L’impertinenza del paggio non deve stupire: essa è ampiamente tollerata
  nel costume corrente. Ve n’è un altro esempio più sotto (v. 101): you were best stick her, dove
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