Page 570 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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questa la prima cosa che egli, per mancanza di                      comprese il Copernico
          strumenti o per altro difetto, non ha saputa, e                     per mancamento di

          pur, fondato sopra altre saldissime conietture,                     strumenti.
          affermò  quello  a  cui  parevano  contrariare  le

          cose non comprese da lui: ché, come già si disse, senza il telescopio né
          Marte poteva comprendersi crescer 60 volte, e Venere 40, più in quella

          che in questa positura, anzi le differenze loro appariscono minori assai
          del  vero;  tuttavia  si  è  poi  venuto  in  certezza,  tali  mutazioni  esservi  a

          capello quali ricercava il sistema Copernicano. Or così sarebbe ben fatto
          ricercare,  con  quella  esquisitezza  che  si  potesse  maggiore,  se  una  tal
          mutazione che dovrebbe scorgersi nelle fisse, posto il moto annuo della

          Terra,  effettivamente  si  osservasse;  cosa  che  assolutamente  credo  non
                                              esser  sin  ora  stata  fatta  da  alcuno,  e  non
            Ticone ed altri
                                              solamente  fatta,  ma  forse  (come  ho  detto)  né
            argomentano contro al
            moto annuo per la                 anco  da  molti  ben  inteso  quel  che  cercar  si
                                              dovrebbe.  Né  mi  muovo  a  caso  a  dir  così;
            invariabile elevazion
                                              perché già veddi certa scrittura a penna di uno
            del polo.
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                                              di  questi  anticopernicani,   che  diceva,
          necessariamente  dover  seguire,  quando  tal  opinion  fusse  vera,  un

          continuo  alzamento  ed  abbassamento  del  polo  di  6  mesi  in  6  mesi,
          secondo che la Terra in tanto tempo, per tanto spazio quant’è il diametro

          dell’orbe magno, si ritira or verso settentrione or verso austro; e pur gli
          pareva ragionevole, anzi necessario, che seguendo noi la Terra, quando
          fussimo  verso  settentrione,  dovessimo  avere  il  polo  più  elevato  che

          quando siamo verso il mezo giorno. In questo medesimo errore incorse
          uno per altro assai intelligente matematico, pur seguace del Copernico,

          secondo che riferisce Ticone ne’ suoi Proginnasmi a fac. 684, il quale
          diceva aver osservato mutarsi l’altezza polare ed esser diversa la state
          dal  verno:  e  perché  Ticone  nega  il  merito  della  causa,  ma  non  danna

          l’ordine,  cioè  nega  il  vedersi  mutazione  nell’altezza  polare,  ma  non
          condanna tale inquisizione come non accomodata a conseguir quel che si

          cerca, viene a dichiararsi che egli ancora stima, l’altezza polare, variata o
          non  variata  di  6  mesi  in  6  mesi,  esser  buona  riprova  per  escludere  o

          introdurre il movimento annuo della Terra.
          SIMP. Veramente, Sig. Salviati, che a me ancora par che dovesse seguir

          l’istesso.  Imperocché  io  non  credo  che  voi  mi  negherete,  che  se  noi
          camminiamo solamente 60 miglia verso tramontana, il polo ci si alzerà





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