Page 150 - Enciclopedia degli artisti contemporanei.
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Facchinetti Maria Grazia



        Maria  Grazia  Facchinetti  coltiva  fin  da  giova-
        ne l’interesse per l’arte pittorica che viene vissuta
        come esperienza saltuaria.
        Dal  ‘94  frequenta  gruppi  di  pittura  coordinati
        da pittori di fama internazionale, Schiavocampo,
        Malfer, Monguzzi, Marzulli. Il suo percorso arti-
        stico è alla continua ricerca dell’evoluzione della
        forma e dei colori, passando da una pittura figu-
        rativa alla rappresentazione di sensazioni nella
        dilatazione degli spazi pittorici. La continua ri-
        cerca la porta a sperimentare nuove tecniche pit-
        toriche  lavorando  con  resine,  colori  metacrilati
        illuminati con led.
        Le sue opere rappresentano distese marine e dune
        assolate, acqua e sabbia, schiuma e roccia.
        E  cieli:  cieli  dalla  luminosità  abbagliante,  im-
        bevuti di sole. Sono i paesaggi di Maria Grazia
        Facchinetti;  paesaggi  reali  o  immaginari,  poco
        importa. Essi appartengono ai luoghi della men-
        te dell’artista, sembrano essere stati generati da
        ricordi,  visioni,  sguardi  personali,  quasi  intimi,
        eppure, e in questo sta la loro forza, sanno acco-
        gliere in un abbraccio chi li fruisce, quasi fossero
        famigliari, conosciuti, vissuti sulla propria pelle.   Giochi d’acqua                                             100 x 100
        A renderli tanto efficaci è certo il clima sospeso,
        vagamente inquieto sebbene mai angosciante, che vi si respira e la seduzione della gamma cromatica accesa, luminosa, vivace.
        Mai statici, paiono scossi da una sottile vibrazione, un sottile pulsare, un respiro, quasi siano in continua mutazione, reali e
        concreti eppure fuggevoli e passeggeri come un bagliore di luce, come un riflesso.
        Partita da una figurazione classica, di materia e di colore, erede della migliore tradizione lombarda, la Facchinetti ha saputo
        così trovare la propria strada senza abbandonare le origini. E di questa sua innata vocazione al vero, al paesaggio, alla figura
        si sente eco in ogni opera, anche in quelle che lei definisce “astratte”. Rivelatori, del resto, sono i titoli che allontanano lo spetta-
        tore dalla tentazione di una lettura completamente astratta, per ricondurlo nella più confortante via del paesaggio e delle sue
        modalità percettive. Una ricerca che, in un certo senso, parte da un’ipotesi di matrice impressionista, tesa a catturare la visione
        di un attimo, a ragionare sul costante evolversi delle cose e sulla loro percezione, ma che  dell’impressionismo non intende re-
        stare schiava, preferendo invece invadere territori altri e scegliere stilemi propri dell’informale, esprimendosi in un linguaggio
        di gesto e di colore, dove il segno e la pennellata si fanno profondamente vitali, dinamici e, a tratti, quasi  tormentati.
        E poi c’è la materia, l’indiscussa protagonista, la nota caratterizzante che permette alla Facchinetti di sfuggire anche dai luo-
                                                               ghi comuni della pittura di spatola e pennello: una resina
                                                               colorata che l’artista scopre quasi per caso e che diventa ben
                                                               presto il segno distintivo del suo lavoro. Nascono così compo-
                                                               sizioni liriche, a tratti struggenti, dal cromatismo potente e
                                                               dalle superfici irregolari, plasmate nella materia, nelle quali
                                                               impasti densi di colore si alternano alle lucide trasparenze
                                                               della resina e texture scabre e ruvide lasciano il passo alla
                                                               sinuosa fluidità della pennellata, in un continuo coinvolgi-
                                                               mento sensoriale.
                                                               Ma  alla  genesi  di  uno  stile  tanto  originale  contribuiscono
                                                               anche  “una  persona  generosa  ed  entusiasta”,  per  usare  le
                                                               parole  di  Paolo  Schiavocampo,  una  donna  che  possiede
                                                               “una  fantasia  e  una  inesorabile  capacità  di  invenzione”
                                                               e “una vitalità, uno slancio e un intuito che hanno bisogno
                                                               di libertà”.
                                                               Nasce forse proprio da questo incontro di stimoli diversi, da
                                                               questo piacere del lavorare, del “fare”, dello sperimentare in
                                                               vari campi, il potere seduttivo dei lavori della Facchinetti:
                                                               opere che sanno attrarre il tatto ma anche appagare l’occhio,
                                                               che lasciano dialogare materia e colore, che trasformano vi-
                                                               sioni del reale in composizioni astratte, coniugando la tan-
          Profondo blu                                             70 x 70  gibilità di un paesaggio all’astrazione onirica di un sogno o
                                                               di un ricordo.

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