Page 1219 - Shakespeare - Vol. 4
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Io compaio per primo, benché rozzo, e incolto, e fangoso,
a pronunciare al tuo nobile cospetto questo discorso,
ai cui grandissimi piedi depongo il mio scrittorio;
prossimi, il Sire di Maggio e Madonna Lucente; 76
la cameriera ed il famiglio, che notturnamente
cercano un arazzo discreto; poi il mio signor oste
con grassa consorte, che benevolo accoglie a spese sue
l’esausto viaggiatore, e con un cenno
informa il sommelier d’attizzare il conto;
quindi il villano, fratel di latte ai vitelli, 77 e poi il buffone,
il babbuino, con lunga coda, e lungo ugual strumento,
cum multis aliis che fanno il danzamento;
di’ “sì’, e tutti immantinente avanzeranno.
TESEO
Sì, sì, senz’altro, caro domine.
PIRITOO
Fuori perciò!
MAESTRO
Intrate, filii! Venite avanti e forza coi piedi.
Il Maestro bussa; entrano i danzatori. Si suona musica; danzano.
Signore, se un poco matti noi siamo stati,
e i nostri scherzi vi sono piaciuti,
ed uno su ed uno giù,
dite che il maestro buffone non fu;
Duca se a te siamo pure piaciuti,
e abbiam danzato da bravi ragazzi,
dacci soltanto un albero o due
per il calendimaggio, e di nuovo,
avanti sia trascorsa un’altra annata,
faremoti riridere con tutta la brigata.
TESEO
Prendine venti, domine. [A Ippolita] Come va la mia dolcezza?
IPPOLITA