Page 1212 - Shakespeare - Vol. 4
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     le novità da ogni parte del mondo; poi mi farei
               un galeone con una conchiglia, e navigherei
               est e nord-est fin dal Re dei Pigmei,
               che sa leggere bene l’avvenire. Mio padre adesso,
               venti a uno che lo issano su in un batter d’occhio
               domani mattina; io non dirò nulla.
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               Ché mi taglierò il vestito verde, un piede sopra il ginocchio,
               e mi scorcerò la chioma d’oro, un pollice sotto l’occhio;
                               eh, pocchio, pocchio, pocchio.
               Mi comprerà un bianco destriero perch’io ci vada su
               e andrò per tutto il mondo a cercarlo in su e in giù;
                               eh, clicchete, clocchete, clu.
               Oh, s’avessi una spina adesso, come un usignuolo,                   65
               a metterci contro il petto; sennò m’addormento come un piolo.
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                                                     Scena V         EN
                  Entrano un Maestro di scuola, sei Rustici, uno vestito da babbuino, e
                                     cinque ragazzotte, più un Tamburino.
              MAESTRO
               Vergogna, vergogna,
               che tediosume ed arcipazzeria
               sta qui in mezzo a voi! Quante volte i miei rudimenti
               vi son stati spiegati, spremuti dentro,
               e, per metafora, perfino il brodo d’uva passa
               e il midollo del mio intendimento servito col cucchiaino?
               E com’è che ancora gridate “dove?” e “come?” − e “perché?”
               Voi cervelli di grossissima rascia, teste di genovese cotonazzo,                    66
               ho detto “così lascia”, e “lascia là”,
               e “poi lascia”, e nessuno mi capisce?
               Proh deum, medius fidius,          67  voi tutti somari siete!
               Mannaggia, io sto qui; qua viene il Duca; là state voi
               nascosti nel boschetto. Il Duca compare; io mi approssimo,
               e al suo cospetto sortisco un discorso sapiente,
     	
