Page 3081 - Shakespeare - Vol. 3
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SOLDATO
Nobile generale, Timone è morto
ed è sepolto sulla riva del mare.
Sulla sua pietra tombale c’è questa iscrizione,
che ho preso con la cera, e la cui molle impronta
è interprete migliore della mia povera ignoranza.
ALCIBIADE
[leggendo l’Epitaffio] Qui giace un misero corpo
dell’anima misera privo.
Non cercate il mio nome.
Maledetti manigoldi rimasti
vi consumi la peste!
Qui giaccio io, Timone,
che, vivo, tutti i vivi odiai.
Passa e maledici quanto vuoi
ma passa, non arrestarti mai.
Queste parole esprimono bene
i tuoi ultimi sentimenti. Tu abborrivi
in noi i nostri umani dolori, disprezzavi
il flusso del cuore e le gocce
che versa l’avara natura − eppure
la tua ricca fantasia ti insegnò a far piangere
per sempre il vasto Nettuno sulla tua tomba
umile, per colpe perdonate. Morto
è il nobile Timone, della cui memoria
altro più avanti. Portatemi nella città
e io userò l’ulivo insieme alla spada,
alla guerra farò generare la pace,
costringerò la pace a frenare la guerra,
così che l’una sia il medico dell’altra.
Rullino i nostri tamburi.
[Escono]