Page 1832 - Shakespeare - Vol. 1
P. 1832
nel seno candido dell’amor tuo.
Ora non è il momento di recriminare.
Vieni, ti accompagnerò oltre la porta della città;
e prima di dirci addio discuteremo con calma
tutto ciò che riguarda i tuoi affari di cuore.
Per l’amore che porti a Silvia - se non a te stesso -
bada ai rischi che corri, e vieni ora con me.
VALENT INO
Ti prego, Lanciotto, se vedi il mio ragazzo,
digli di far presto: mi troverà alla porta di settentrione.
PROT EO
Va’, giovanotto, cerca di trovarlo. Vieni, Valentino.
VALENT INO
Oh mia diletta Silvia! Infelice Valentino.
[Escono Valentino e Proteo]
LANCIOT T O
Io non sarò che un ingenuo - dico bene? - ma ho sale in zucca bastante
da pensare che il padrone è uno che vuol fare il furbo: ma fa tutt’uno, visto
che come furbo è veramente unico. Non c’è al mondo chi sappia che sono
anch’io innamorato, eppure lo sono; ma nemmeno due pariglie di cavalli mi
strapperebbero un tal segreto, e nemmeno il nome di colei che amo. 45
Eppure è una donna, ma quale donna sarò il primo a non dirlo, anche se è
la serva del lattaio, anche se non serve più, visto che l’han bella e servita
le comari, 46 anche se resta a servizio perché è pur sempre la serva del suo
padrone e si fa pure pagare. Ha più qualità d’un cane maltese: più che
abbastanza per una cristiana nuda e cruda. [Legge da un foglio] Ecco il
catalogo delle sue qualità. Imprimis: sa prelevare e trasportare. Be’, un
cavallo non sa far di meglio; anzi, un cavallo non sa prelevare ma solo
trasportare, e quindi lei va anche meglio d’una giumenta. Item: sa
mungere. Gran bella virtù - dico bene? - in una serva dalle mani pulite.
[Entra Svelto]
SVELT O
Ehilà, messer Lanciotto! Qual buon vento vi mena?