Page 1736 - Shakespeare - Vol. 1
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Note
1 I, i, 8 guilders: moneta olandese. Per indicare il denaro, Shakespeare usa indifferentemente
questa parola (qui e in IV, 4), oppure marks (cfr. verso 21 o più oltre, spesso con doppi sensi),
o ancora, anacronisticamente, sixpence (I, ii, 55); più spesso, comunque, ducats.
2 I, i, 31-32 Il giovane Shakespeare conosce i suoi classici: ovvio rimando a Eneide, II, 3.
3 I, i, 52 Dunque in origine, come del resto più logico, i nomi dei gemelli erano diversi. Il prologo dei
Menaechmi, dove com’è noto c’è una sola coppia di gemelli, spiega che dopo la scomparsa del
primo il nonno aveva dato al secondo il nome del rapito, per eternarne la memoria: un antefatto
che giustifica i successivi equivoci.
4 I, i, 124 My youngest boy: se il verso 78 dice il vero, si tratta invece del maggiore.
5 I, i, 158 procrastinate: il rinvio o differimento è motivo ricorrente del testo. Questo verbo non è
mai usato da Shakespeare in altre occasioni.
6 I, ii, 20-21 When I am dull...: lo schiavo plautino si trasforma dunque nel fool elisabettiano,
buffone di professione e “corruttore di parole”.
7 I, ii, 43 sgg Esempio di anadiplosi (ripetizione, all’inizio del verso, dell’ultima parola del verso
precedente), artificio frequente nel testo.
8 I, ii, 55 Si è preferito il «venerdì», per questioni di metro e riferimenti allusivi al “mercoledì”,
dell’originale.
9 I, ii, 56 crupper: parte dei finimenti del cavallo.
10 I, ii, 77 a Christian: altro anacronismo, dopo i sixpence del verso 55.
11 I, ii, 81 sgg marks: doppio senso per monete e ‘segni’ (delle botte ricevute). Alla traduzione
“marchi”, che avrebbe fatto pensare a una moneta moderna (fra l’altro i m arks non esistevano
in epoca shakespeariana), si è preferito il dialettale-arcaico «piotte», affidando il bisenso più che
altro al contesto.
12 I, ii, 97 They say...: la descrizione di Efeso come città di inganni e di stregonerie è indebitata con
gli Atti paolini (XIX).
13 II, i, 10 sgg Tutta la disputa fra le due sorelle sull’ubbidienza dovuta ai mariti è intessuta di
rimandi biblici, che Foakes (19-20) elenca via via: Genesi I, 25, 28; Salmi, VIII, 4-8; Ecclesiaste,
III, 19. Dorsch (53n) aggiunge la Lettera agli Efesii, V. È più o meno il discorso della bisbetica
“domata” nel finale di The Taming of the Shrew (V, ii, 136 sgg).
14 II, i, 41 fool-begged: il termine deriva dalla pratica di “chiedere” alle corti la custodia di un pazzo
(dietro compenso).
15 II, i, 57 horn-mad: furioso come un animale con le corna, un toro: ma l’equivoco è certo voluto
da Dromio.
16 II, i, 82 Nella traduzione si perde il doppio senso di round, ‘rotondo’, ‘sferico’, ma anche
‘esplicito’, ‘sincero’.
17 II, i, 83 Anche allora, il foot-ball era uno sport violento, in Inghilterra: Wells (185 n. 83) informa
che di lì a poco Giacomo I lo avrebbe proibito.
18 II, i, 100-101 deer è il cervo (omofono di dear) che rompe e abbandona il recinto (pale), stale,
oggi aggettivo, qui significa ‘strumento’, ‘zimbello’, e occasionalmente, in Shakespeare,
‘prostituta’ (Dorsch, 56n).
19 II, i, 107 alone a love. Verso di difficile comprensione: così com’è starebbe a significare, in
evidente contrasto con altre parti del testo, che Adriana è pronta ad accettare l’idea del