Page 395 - Shakespeare - Vol. 4
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     Quando sentiranno nitrire i cavalli
               romani e scorgeranno i fuochi degli
               accampamenti, è poco probabile che
               avranno il tempo per chiederci da dove
               veniamo: avranno gli occhi e le orecchie
               fin troppo impegnate.
              BELARIO
                               Sono noto a molti, nell’esercito, e tutti
               questi anni non hanno cancellato, lo avete visto,
               Cloten dai miei ricordi, sebbene al tempo
               fosse giovanissimo. Il re non ha poi meritato
               i miei servigi né il vostro affetto,
               avendovi il mio esilio privati dell’istruzione
               e obbligati alla certezza di questa dura vita, sì,
               senza speranza alcuna di vedervi tributare gli onori
               che si dovevano alla vostra culla, come germogli
               soggetti all’estate che riarde
               e all’inverno che intirizzisce.
              GUIDERIO
               Meglio cessare di essere, piuttosto che essere
               così. Vi prego, signore, arruoliamoci nell’esercito.
               Io e mio fratello non siamo conosciuti, e voi, ormai
               dimenticato e così incolto, non desterete sospetti.
              ARVIRAGO
               Quanto è vero che il sole splende, ci andrò.
               Che vergogna non aver mai visto morire un uomo,
               né sangue che non fosse di lepri timorose, capre
               in calore e cacciagione! Mai cavalcato un cavallo
               che non si addicesse a un cavaliere come me,
               senza speroni e ferro sui calcagni!
               Mi vergogno di guardare il sacro sole
               e di trarre giovamento dai suoi raggi benedetti,
               se resto ancora a lungo un povero ignoto.
              GUIDERIO
     	
