Page 158 - Keplero. Una biografia scientifica
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     ingrato per non aver ringraziato nel Nuncius quegli astronomi
                cui,  secondo  lui,  era  debitore.  Per  il  resto  si  schierava  tra  i
                sostenitori  del  Nuncius,  un’opera  che,  a  suo  avviso,  aveva  il
                merito  di  accorciare  le  distanze  filosofiche  tra  il  corruttibile
                mondo terrestre e il perfetto mondo celeste: «Si dovrebbero ora
                foggiare navi e velieri adatti per i cieli. Ci sarà poi gente che non
                indietreggerà  davanti  alla  tetra  vastità  dello  spazio».  Keplero
                proseguiva  divagando  sul  senso  filosofico  delle  scoperte  di
                Galilei, sui riflessi che queste avevano sui concetti di simmetria,
                di geometria, di cosmo come immagine di Dio. Se nel Nuncius
                era  già  possibile  scorgere  un  moderno  libro  scientifico,  la
                Dissertatio ci riportava al mondo precedente, in cui Keplero era
                ancora completamente immerso.
                Il buio e l’infinito
                Tra le novità introdotte nel Nuncius, una in particolare sembrò
                impressionare  Keplero,  in  quanto  capace  di  sostenere  la  sua
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                concezione di un universo «finito» . Si tratta della osservazione,
                registrata  da  Galilei,  del  fatto  che  con  il  telescopio  diventano
                visibili migliaia e migliaia di nuove stelle. Keplero scriveva: «Tu
                non esiti a dichiarare che sono visibili più di diecimila stelle. Più
                esse  sono,  e  più  sono  concentrate,  più  forte  diviene  il  mio
                argomento contro un universo infinito, introdotto a suo tempo
                nel De  stella  nova».  Proseguiva  poi,  sostenendo  che  sarebbero
                state  sufficienti  solo  un  migliaio  di  stelle,  poste  l’una  a  fianco
                dell’altra,  per  ottenere  una  superficie  luminosa  pari  a  quella
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                dell’intero  diametro  del  Sole .  Se  quindi  le  stelle  hanno  una
                natura simile a quella del nostro Sole, perché la notte ci appare
                buia?  Un’ipotesi  poteva  essere  quella  che  l’etere,  frapposto  tra





