Page 473 - Galileo. Scienziato e umanista.
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     riteneva  di  aver  escluso  il  nome  e  gli  scritti  di  Galileo  dalla
                condanna  che  invece  colpí  gli  scritti  di  Copernico  nel  1616.
                Galileo  non  solo  non  aveva  riconosciuto  l’autore,  o  il  favore,
                della  sua  precedente  salvezza,  ma  li  aveva  respinti  entrambi
                commettendo  nuovamente  il  proprio  peccato  originale.
                Niccolini ritornò sulla propria osservazione che Galileo aveva
                pubblicato  il  Dialogo  con  il  consenso  di  Riccardi.  Non  aiutò:
                Riccardi era nei guai per aver concesso la propria approvazione,
                cosa «che non lo doveva mai fare, e cosí dice il General di S.
                Domenico  e  ciascun  altro  ancora».  Urbano  potrebbe  non  aver
                saputo  che  Niccolini  aveva  una  qualche  responsabilità  per
                l’approvazione  concessa  da  Riccardi,  dato  che  aveva  fatto
                appello all’amicizia con Galileo, e sua moglie all’alleanza con i
                Riccardi, per persuadere il Mostro esitante ad apporre la propria
                firma sul manoscritto del Dialogo              222 .
                    Al  crescere  della  sollecitazione  perché  si  recasse  a  Roma,
                Galileo cadde in depressione. Buonarroti lo vide il 10 ottobre e
                riferí al cardinale nipote che il loro comune amico era caduto in
                una  profonda  malinconia            223 .  Galileo  si  fece  visitare  da  tre
                medici  che  lo  trovarono  un  rottame,  dal  punto  di  vista  fisico:
                aveva il battito intermittente, «dal che si coniettura, la facultà
                vitale  essere  impedita  e  debilitata  assai,  in  questa  età
                declinante»;  si  lamentava  di  frequenti  capogiri,  di  malinconia
                ipocondriaca, di debolezza di stomaco, di insonnia, di dolori in
                tutto il corpo e di altri acciacchi, di cui altri potevano portare
                testimonianza,  scrissero  i  medici.  Non  ebbero  problemi  a
                individuare la pesante e corposa ernia e la rottura del peritoneo:
                «affetti  tutti  di  consideratione,  e  che  per  ogni  piccola  causa
                esterna  potrebbero  apportarli  pericolo  evidente  della  vita».  Il
                Sant’Uffizio  non  credette  al  certificato  dei  medici  e  ordinò
                all’inquisitore Egidi di fare ulteriori indagini circa le condizioni
                di  salute  di  Galileo:  nel  caso  si  fosse  finto  malato  avrebbe
                dovuto  essere  condotto  a  Roma  in  catene.  Il  malfattore  capí
                l’antifona  e  partí  da  Firenze  per  conto  proprio,  il  20  gennaio
     	
