Page 477 - Galileo. Scienziato e umanista.
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     di  Galileo  nella  primavera  del  1633.  Il  preposito  generale
                Vitelleschi  era  totalmente  impegnato  a  cercare  di  salvare  i
                collegi saccheggiati dai protestanti in Germania, a proteggere e
                a  indirizzare  i  missionari  nella  zona  di  guerra  e  –  cosa  che
                avrebbe potuto essere anche piú difficile – riconciliare le fazioni
                francofila  e  asburgica  all’interno  della  Compagnia                  234 .  A  parte
                Scheiner,  Inchofer  e  forse  Grassi,  e  il  loro  circolo  ristretto,  i
                gesuiti  non  contribuirono  ai  guai  di  Galileo  se  non  con
                indifferenza.  Fu  questo  ciò  che  riferí  padre  Grienberger  a  un
                comune amico, e che Galileo riportò, forse con quale ritocchino,
                a Diodati: «Se Galileo si havesse saputo mantenere l’affetto dei
                Padri  di  questo  Collegio  [Romano],  viverebbe  glorioso  al
                mondo e non sarebbe stato nulla delle sue disgrazie, e harebbe
                potuto scrivere ad arbitrio duo d’ogni materia, dico anco di moti
                della terra, etc.». Al che Galileo aggiunse la caratteristica glossa
                con cui era solito illudersi: «sí che V. S. vede che non è questa
                né  quella  opinione  quello  che  mi  ha  fatto  e  fa  la  guerra,  ma
                l’essere in disgrazia dei Giesuiti»             235 . Ma erano piuttosto le sue
                idee, e il suo insistere nel costringere gli altri a condividerle, che
                interessava il Sant’Uffizio.
                    Finalmente, a metà aprile del 1633, l’Inquisizione convocò
                Galileo  per  un  colloquio.  Venne  accolto  e  ospitato  con
                gentilezza,  eccezionalmente  nelle  stanze  del  procuratore  alla
                Minerva. Galileo ebbe un proprio servitore che gli faceva visita
                e  riceveva  il  cibo  direttamente  dalla  cucina  di  Niccolini.
                Ciononostante, considerò duro il trattamento. Il 30 aprile, dopo
                l’intervento  del  commissario  e  per  l’autorità  di  Francesco
                Barberini,  Galileo  fece  ritorno  nella  residenza  di  Niccolini,
                «perché  possa  rihaversi  da’  disagi  e  dalle  sue  indispositioni
                solite»   236 . Riguadagnò subito la salute. Il 22 maggio Niccolini
                riferí che tutta la questione sarebbe finita probabilmente per la
                fine del mese, e fece un pronostico su quello che sarebbe stato il
                risultato:  il  libro  sarebbe  stato  proibito  e  Galileo  avrebbe
                ricevuto qualche salutare penitenza per lavare via il fatto di aver
     	
