Page 307 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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     velocità. Onde, per esser la medesima ragione della Terra che della nave,
          dal cader la pietra sempre a perpendicolo al piè della torre non si può
          inferir nulla del moto o della quiete della Terra.
          SIMP.  Se  voi  mi  rimetteste  ad  altro  mezo  che  all’esperienza,  io  credo
          bene  che  le  dispute  nostre  non  finirebber  per  fretta;  perché  questa  mi
          pare una cosa tanto remota da ogni uman discorso, che non lasci minimo
          luogo alla credulità o alla probabilità.
          SALV. E pur l’ha ella lasciato in me.
          SIMP.  Che  dunque  voi  non  n’avete  fatte  cento,  non  che  una  prova,  e
          l’affermate così francamente per sicura? Io ritorno nella mia incredulità,
          e nella medesima sicurezza che l’esperienza sia stata fatta da gli autori
          principali che se ne servono, e che ella mostri quel che essi affermano.
          SALV. Io senza esperienza son sicuro che l’effetto seguirà come vi dico,
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          perché così è necessario che segua;   e  più  v’aggiungo  che  voi  stesso
          ancora sapete che non può seguire altrimenti, se ben fingete, o simulate
          di fingere, di non lo sapere. Ma io son tanto buon cozzon di cervelli, che
          ve lo farò confessare a viva forza. Ma il Sig. Sagredo sta molto cheto: mi
          pareva pur di vedervi far non so che moto, per dir alcuna cosa.
          SAGR. Volevo veramente dir non so che; ma la curiosità che mi ha mossa
          questo  sentir  dire  di  far  tal  violenza  al  Sig.  Simplicio,  che  palesi  la
          scienza  che  e’  ci  vuole  occultare,  mi  ha  fatto  deporre  ogni  altro
          desiderio: però vi prego ad effettuare il vanto.
          SALV.  Purché  il  Sig.  Simplicio  si  contenti  di  rispondere  alle  mie
          interrogazioni, io non mancherò.
          SIMP. Io risponderò quel che saprò, sicuro che avrò poca briga, perché
          delle  cose  che  io  tengo  false  non  credo  di  poterne  saper  nulla,
          essendoché la scienza è de’ veri, e non de’ falsi.
          SALV. Io non desidero che voi diciate o rispondiate di saper niente altro
          che quello che voi sicuramente sapete. Però ditemi: quando voi aveste
          una superficie piana, pulitissima come uno specchio e di materia dura
          come  l’acciaio,  e  che  fusse  non  parallela  all’orizonte,  ma  alquanto
          inclinata, e che sopra di essa voi poneste una palla perfettamente sferica
          e  di  materia  grave  e  durissima,  come,  v.  g.,  di  bronzo,  lasciata  in  sua
          libertà che credete voi che ella facesse? non credete voi (sì come credo
          io) che ella stesse ferma?
          SIMP. Se quella superficie fusse inclinata?
          SALV. Sì, ché così già ho supposto.
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